La storia
Sembrava essere finita in modo atroce, straziante, quella storia d’amore tra Firenze e Baggio nel 18 maggio del 1990. Era iniziata con una firma circa 5 anni prima. Una storia piena di calvari per il calciatore, diversi infortuni lo tennero lontano dal campo. Poi, l’esplosione nella città fiorentina, che se lo coccolava domenica dopo domenica. Due giorni di scontri brutali, scaturiti dalla cessione del “gioiello” alla Juve. Violenza, guerriglia, tra i tifosi viola e le forze dell’ordine, in piazza Savonarola, quella che all’epoca era la sede della squadra gigliata. È stata scritta così una brutta pagina del calcio fiorentino. Baggio ed i tifosi viola, le due vittime di questa cessione architettata ad hoc, di un affare tra due grandi imprenditori, Pontello e Agnelli. Ma quella che oggi vi vogliamo raccontare è un’altra storia, è una storia romantica, di un calciatore innamorato della sua città, Firenze, e di un destino beffardo che li ha divisi.
Firenze, Stadio Artemio Franchi, 6 aprile 1991
In un caldo e soleggiato pomeriggio dal profumo primaverile, va in scena quella che per i viola ha il sapore della partita dell’anno. Sugli spalti la Curva Fiesole regala una spettacolare coreografia, riproducendo tutti quei monumenti che trasudano origini in ogni angolo. In campo, da una parte la Fiorentina, dall’altra la Juventus, acerrime nemiche da sempre. Ma complici, complici di una mossa di mercato che ha ferito nel profondo quel fantasista, nemmeno un anno prima.
Roberto Baggio sale gli scalini dello spogliatoio che lo conducono al campo, è il primo ritorno a Firenze da ex, le gambe sembrano cedere, sulle spalle la numero 10, ma la maglia non è più quella viola, è bianconera, e quello non è più il suo stadio. Ad ogni passo si sente sempre più schiacciato dalla pressione, si iniziano a scorgere i tifosi.
La partita
Al momento dell’ingresso in campo, il clima era surreale, diverse le reazioni, c’era chi fischiava per amore della propria maglia, e del proprio simbolo. Si potevano scorgere anche coloro che, avevano deciso di pagare con la moneta dell’indifferenza e chi, timidamente… Non poteva non applaudire la classe di quel giocatore. Al 41’ del primo tempo, la viola passa in vantaggio, lo stadio esplode.
Nei primi minuti della ripresa, Baggio si procura un calcio di rigore, viene atterrato, è lui l’uomo designato dalla Juve per i penalty… Ma Roby, non è psicologicamente pronto a calciarlo, non può fare questo torto alla sua ex tifoseria, a quella che gli è rimasta in mezzo al petto. Sul dischetto si presenta De Agostini, sicuro di battere Mareggini, ma l’estremo difensore viola riesce a neutralizzare il tiro, la Fiorentina resta in vantaggio.
Ma è al 64’, che il cuore di ogni tifoso viola si ferma, come in quelle splendide foto che ogni tanto rispolveri, Maifredi decide di sostituire il suo numero 10, troppo spento, emozionalmente troppo coinvolto. Roberto Baggio esce, un grande senso di malinconia lo pervade, si sente vuoto, si sente un traditore, quei tifosi che inneggiavano ai viola, non sono più dalla sua parte. Si mise il giubbetto e si avviò così, verso gli spogliatoi.
”Niente contro la Juve – ha detto recentemente l’ex fantasista viola – ma io non volevo lasciare la Fiorentina, i Pontello però mi avevano già ceduto senza dirmi niente”.
Spunta un applauso, poi un altro ancora, un tifoso gigliato però, che non l’ha assolutamente dimenticato, gli lanciò una sciarpa viola. E Baggio, non rimase indifferente, in quel momento sentì tutto l’amore di Firenze verso di lui, nei confronti di quel ragazzo diventato campione macinando km e gol su quel campo. Non esitò nemmeno per un secondo, si piegò e raccolse quella sciarpa, non se ne separò mai, e l’intero Franchi gli regalò un’ovazione, una di quelle che non può che provocarti brividi, anche trent’anni dopo.
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