Quello tra Inter–Milan sarà il 230° derby che andrà in scena a San Siro; i nerazzurri si presenteranno da capolista con un vantaggio di 4 punti, con la possibilità dunque, in caso di vittoria, di andare a +7 dai cugini rossoneri e addirittura a +10 ipotizzando un’altra vittoria nella partita da recuperare contro il Bologna. Uno scenario che segnerebbe quasi definitivamente la lotta scudetto. D’altra parte il Milan ha bisogno di riscatto e se vuole restare in corsa per il titolo deve vincere; i rossoneri però, reduci da un pareggio e da una sconfitta, hanno affrontato gli ultimi due mesi in totale emergenza infortuni, i quali anche nel derby potranno essere decisivi considerando l’assenza certa di Kjaer e il difficile recupero di Tomori che ci proverà fino all’ultimo, oltre a Ibrahimovic out.
Inter: Handanovic-Skriniar-De Vrij-Bastoni-Brozovic-Barella-Calhanoglu-Dumfries-Perisic-Dzeko-Lautaro Martinez
SISTEMI DI GIOCO
Milan: Maignan-Calabria-Kalulu-Romagnoli-Theo Hernandez-Tonali-Bennacer-Leao-Diaz-Saelemaekers-Giroud
SISTEMI DI GIOCO
Sia il Milan che l’Inter hanno approcciato il match con intenzioni ben precise, che rispecchiano il loro modello di gioco, ormai consolidato negli ultimi anni. Entrambe le squadre sono andate alla ricerca della costruzione dal basso. Il Milan ha cercato di costruire con i due difensori centrali e uno dei due mediani che si posiziona in mezzo effettuando una salida lavolpiana, mentre l’altro mediano si posiziona in linea per dare un’opzione di scarico. I terzini invece si alzano in posizione di esterni larghi oppure si accentrano andando a lavorare da mezzale, cercando di levare punti di riferimento alla squadra avversaria.
L’Inter però ha fin da subito applicato una pressione orientata a sporcare e a rendere difficile la giocata sui due play del Milan, costringendo la squadra di Pioli a retropassaggi o cambi di gioco pericolosi; anche quando uno dei due terzini rossoneri si abbassa per offrire una soluzione di passaggio, l’esterno interista di competenza lo segue per non permettergli di ricevere lo scarico.
L’intenzione del Milan viene dunque “macchiata” dalla manovra dell’Inter che ha come obiettivo anche quello di esporli al loro pressing che si attiva quando la palla viaggia all’indietro o verso le zone laterali del campo. Altro aspetto fondamentale nell’atteggiamento della squadra di Inzaghi è la ricerca del recupero immediato del possesso: quando l’Inter perde palla in zona offensiva, viene applicato un contropressing aggressivo che all’andata ha portato al primo rigore della partita e al conseguente vantaggio. Questo principio di gioco è comune anche al Milan, il contropressing nella squadra di Pioli è un’arma che ha fruttato e ripagato in moltissime occasioni, ma se effettuato male o con un attimo di ritardo, diventa un’arma a doppio taglio. Infatti, all’origine del primo rigore, c’è proprio un contropressing offensivo effettuato con ritardo da parte di Calabria e Ibrahimovic che consentono a Bastoni di girarsi e di lanciare lungo, creando poi la situazione del rigore.
Per quanto riguarda l’Inter, anche la loro intenzione è quella di costruire dal basso, Handanovic va di solito alla ricerca di uno dei difensori centrali che allargandosi consentono, come nel Milan, la discesa di Brozovic, mentre Skriniar si alza sulla linea dei centrocampisti affiancato da Barella e all’occorrenza Calhanoglu.
Anche il Milan però, applica delle contromisure, la prima è sicuramente Krunic. Il bosniaco viene incaricato da Pioli di marcare a uomo Brozovic per tutta la partita, la contromisura è efficace tanto da registrare un calo evidente (30%) di palloni utili giocati. L’altra contromisura è la prima pressione orientata, dedita all’impedimento della costruzione dal basso, andando a creare delle vere e proprie coppie di marcatura (che vengono rispettate solo nella metà campo difensiva nerazzurra). Così facendo le opzioni di scarico sono dettate dai lanci lunghi sulla fascia verso Perisic (ottimo staccatore) e dalla contromossa di Inzaghi, che fa abbassare a turno uno tra Dzeko e Lautaro nella propria metà campo, così da poter sfruttare il lancio lungo cercando di ricevere tra le linee oppure co una spizzata attraendo uno dei centrali avversari portandolo via dalla linea difensiva e creando spazi alle spalle.
Nel corso di Inter-Milan, i rossoneri ritrovano un’organizzazione difensiva e riesce ad applicare meglio sia il contropressing che la pressione offensiva nelle zone laterali del campo sfruttando le marcature individuali.
Questi aspetti tattici hanno fatto sì che la fase offensiva fosse segnata maggiormente da palle lunghe e giocate individuali, con lo scopo di creare superiorità numerica o di sfruttare le transizioni offensive rapide. Ciò non vuol dire che le squadre non abbiano creato in fase offensiva, anzi, il Milan è andato continuamente alla ricerca di un trequartista tra le linee con i movimenti a turno di Leao e Diaz, ha forzato più volte l’attacco per vie centrali cercando rapidi scambi con i movimenti in zona di rifinitura di Ibrahimovic, sbilanciandosi non poco e rischiando di subire ripartenze. D’altra parte, l’Inter ha cercato di superare la prima linea di pressione rossonera attraverso verticalizzazioni e costruzione diretta, cercando di aprire la compatta e stretta difesa rossonera con le posizioni sempre larghissime di Darmian e Perisic, cercando il fondo e poi il cross o lo scarico per il tiro. Da notare più di tutto è stato l’apporto offensivo di Bastoni, il centrale italiano si è dimostrato una spina nel fianco in diverse occasioni, sovrapponendosi sulla fascia sinistra sfruttando il lavoro di Perisic (porta via Calabria) e il mismatch fisico con il suo marcatore Diaz.
La chiave tattica della partita è stata senza ombra di dubbio la specularità dei principi di gioco di entrambe le squadre: costruzione dal basso e prima pressione con intenzione di impedirla, contropressing offensivo una volta persa palla, linee di difesa e centrocampo strette tra di loro con lo scopo di ridurre lo spazio di giocata in zona di rifinitura.
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Da un punto di vista tattico ci aspetterà una partita molto simile a quella dell’andata, un ritmo costante ma elevato che si intensificherà soprattutto nella fase finale dello scontro. Ciò che farà realmente la differenza saranno le prestazioni individuali, il Milan non potrà contare sulla coppia difensiva titolare e la pressione su Lautaro-Dzeko potrebbe essere meno efficace, con i due che potrebbero avere quindi più spazio in avanti. D’altra parte, i rossoneri ritrovano Theo Hernandez che all’andata è mancato sia nelle transizioni difensive, sia, soprattutto, in fase offensiva dove erano mancati i suoi movimenti ad entrare nel campo, con e senza palla, e le sue sovrapposizioni utili a portare via la marcatura da Leao, che così può dialogare con i compagni in mezzo al campo, azioni che hanno maggiormente messo in difficoltà la Juventus nell’ultima sfida di campionato.
L’Inter arriva alla partita con la formazione titolare e con alle spalle una rimonta sul Venezia ottenuta grazie al forcing estremo nei 90 minuti. Ciò che nel derby d’andata era mancato più di tutto, sono gli inserimenti di Barella, il centrocampista della nazionale, all’andata non era stato molto lucido e non aveva inciso, complice anche la difesa rossonera che aveva lasciato pochi spazi, ma adesso l’Inter è una squadra più collaudata e sicuramente cercherà di aprire le maglie della difesa milanista costringendo a raddoppi sulle fasce, per sfruttare i suoi inserimenti o il cross sul secondo palo, come accaduto contro il Venezia.
Un’ultima riflessione va fatta sul possibile ruolo “jolly” di Bastoni, il suo apporto offensivo è ormai costante per i nerazzurri e sicuramente cercherà di dare il suo contributo anche nel derby, di conseguenza è molto probabile l’utilizzo dal primo minuto di Saelemaekers sulla fascia destra per contenerlo e magari sfruttare le ripartenze negli spazi lasciati liberi alle sue spalle.
Analisi pre-match di Inter-Milan a cura di Angelo Testa
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