Serie A, solo il 3.9% di under 21: uno dei motivi del flop azzurro?

Come ogni volta che ci si ritrova di fronte ad un fallimento sportivo, specie se riguarda la Nazionale, il discorso è sempre uno: bisogna valorizzare i settori giovanili e dare fiducia ai prodotti del vivaio per le prime squadre in Serie A. Successe dopo la disastrosa spedizione in Sudafrica nel 2010, dopo quella in Brasile 4 anni dopo, così come all’indomani del rovinoso play-off contro la Svezia nel 2017, arrivando fino all’eliminazione contro la Macedonia dello scorso giovedì.

Il CIES, l’organo principale per le analisi nel mondo del calcio, ha stilato una interessante classifica sul rapporto degli under 21 utilizzato nei 60 principali campionati affiliati alla FIFA ed è emerso che la Serie A, da questo punto di vista, si trova al 52esimo posto, con il 3.9% di impiego di ragazzi sotto i 21 anni, con una età media del campionato pari a 27.4 anni, che vale in questo caso la 37esima posizione – per la Serie B gli under 21 rappresentano il 4.9%, con una età media di 27.1 anni. Da questo rapporto si evince come in Serie A si faccia molta fatica a dare fiducia ai giovani, perché a meno di costrizioni dovute a emergenze legate agli infortuni, difficilmente gli allenatori si affidano ai ragazzi del settore giovanile – un esempio pratico è la Juventus, che pur avendo allestito una formazione Under 23 che gioca nel campionato di Serie C dal 2018, non ha portato ancora nessun elemento in pianta stabile in prima squadra. A confrontare il nostro calcio con i campionati che consideriamo come esemplari però, i numeri non sono poi così diversi: la Liga spagnola utilizza il 4.2% di Under 21, con una età media di 27.9 anni – superiore alla Serie A -, la Premier League inglese segna un 4.4% – 27.1 anni di età media -, mentre la Bundesliga tedesca è un po’ più staccata, con il 7.1% di Under 21 e un età media di 26.5 anni.

Le prime posizioni di questa speciale classifica però non sono occupate di certo da super potenze calcistiche, sia in campo di competizioni per club sia per quanto riguarda le Nazionali, perché al primo posto c’è la prima divisione venezuelana, seguita dai campionati danese, austriaco, serbo e svizzero che chiudono la top 5. Probabilmente ridurre al poco utilizzo di giovani il fallimento azzurro – doppio, tra il 2017 ed oggi – è troppo semplicistico.

Fonte: Calcio & Finanza, Sky Sport

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