La scoperta dei tanti palloni da calcio è stata effettuata durante i lavori propedeutici al restauro della chiesa di San Tommaso di Ascoli Piceno, dopo le lesioni causate dal terremoto del 2016. I palloni rinvenuti appartengono a varie epoche, alcune risalenti anche a decenni fa, come il “modello” nato in occasione del Mondiale di Argentina del 1978.
Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno ha affermato: “Tra quei palloni, molti erano recenti. Ci sono bambini che si trovano a giocare in piazza ancora oggi. Meno di una volta, ma ci sono”. Vogliamo credergli, nessuno chiederà la datazione dei palloni. Ma l’impressione, a giudicare dalle reazioni, è che rappresentino un rimpianto collettivo. Quei palloni — bianchi, blu, arancioni, a scacchi, gonfi, sgonfi, coperti di muffa, incrostati di fango — sono il racconto di un Paese dove i ragazzini correvano sulle piazze, i nonni guardavano, il curato bofonchiava ma lasciava fare, l’Italia andava ai Mondiali, e magari li vinceva. Oggi quei ragazzini hanno in mano un cellulare, i nonni guardano la guerra in tv, e sulle piazze italiane vigili e cartelli vietano di giocare a calcio. In quanto ai Mondiali, be’, lo sapete. Chiudiamo con un sorriso, in questi giorni serve. Tra i molti commenti apparsi sui social, sotto la fotografia, ecco il migliore: “Gli attaccanti italiani non hanno mai avuto una buona mira”. Ma non solo: “Bisogna farne un monumento e consacrarlo” scherzano così i cittadini. Lo scrive il Corriere della Sera.
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