Mercoledì 2 maggio 2012, Sant’Atanasio, si disputa la terzultima giornata di campionato. E’ il quinto turno infrasettimanale di una stagione che sta volgendo al termine. Il menù offre, fra le sei partite allora in programma, Fiorentina-Novara. Per i viola, la peggior stagione delle ultime (almeno) dieci mentre per gli azzurri, al ritorno in Serie A dopo 55 anni di attesa, una stagione entusiasmante ma negativa visto che se la squadra non vince vinto al ‘’Franchi’’ retrocede matematicamente. La partita termina 2-2: doppio vantaggio ospite con Jeda e Rigoni, pareggio fiorentino grazie alla doppietta di Montolivo. Per il numero 18 viola, tre gol in due partite contro il Novara. La Fiorentina la settimana dopo sconfigge il Lecce, si salva matematicamente e fa retrocedere matematicamente anche i salentini.
Una stagione negativa per la Fiorentina iniziata con Sinisa Mihajlović in panchina, continuata con Delio Rossi e chiusa con Vincenzo Guerini. Ma Guerini non deve neanche allenare un secondo quella stagione: è il club manager ed i club manager non allenano. Ma ha il patentino per allenare ed il 3 maggio il presidente Cognigni lo chiama e gli consegna la guida tecnica della squadra per le ultime due partite della stagione contro Lecce e Cagliari.
Come mai la Viola ha dato l’incarico a Guerini di allenare gli ultimi 180 minuti di campionato? C’è da tornare al minuto 33 di quel Fiorentina-Novara.
Il Novara è avanti 0-2: festa azzurra, dramma viola. Delio Rossi dopo il rigore di Rigoni non sa cosa fare: è spiazzato, non si aspettava di essere messo sotto da una squadra più indietro in classifica, con un piede e mezzo in B ma che sembra avere più fame. Al 33’ il tecnico toscano toglie un attaccante per un centrocampista: fuori Adem Ljajić, dentro Ruben Olivera. Ljajić esce contrariato: sa di aver disputato una buona partita in una stagione non del tutto positiva per lui fino a quel momento condita da 15 presenze ed una sola rete segnata. Esce e si dirige verso la panchina. Si gira verso Rossi, i due si scambiano gli sguardi e ad un certo punto succede l’imponderabile: Rossi si scaglia sul suo giocatore, i due hanno una colluttazione e Rossi colpisce Ljajić con una serie di pugni. De Silvestri li separa, Acosty placca Ljajić, Neto guarda e non sa che fare. Riescono a dividerli: se lo scontro fosse continuato, sarebbe potuto finire molto male.
L’arbitro Giannoccaro non ha visto direttamente ciò che era successo, ma i tifosi seduti dietro la panchina della Fiorentina sì. Come hanno visto la scena i tifosi collegati da casa. Sconcertante: mai nella storia del nostro calcio (almeno recente) un allenatore ed un giocatore si erano picchiati in campo. Si erano sempre visti allenatori e giocatori gonfiare il petto in campo o nelle interviste, ma mai si era arrivati ad uno scontro fisico.
A fine partita la decisione della società viola: Delio Rossi esonerato, Ljajić fuori rosa fino al termine della stagione. Per gli ultimi 180’ di campionato, viste le assenze contemporanee di fuori Jovetic, Behrami e Vargas, davanti avrebbero giocato Alessio Cerci e Oliveira. Di necessità, virtù.
Lo scontro Rossi-Ljajić fa il giro del paese. Rossi in conferenza stampa si scusò per quanto successo, ma disse però (in pratica) di essere nel giusto perché lui non transige su tre punti: rispetto verso la sua persona, rispetto verso il suo lavoro, rispetto verso la squadra che allena. Ljajić dalla sua uscita dal campo a quando si sedette in panchina li aveva infranti tutti e tre in pochi secondi. Ljajić ammise successivamente di non aver gradito il cambio e disse che aveva “preso in giro” il tecnico sulla sua scelta.
Tutti condannarono Rossi, i tifosi viola però stettero dalla sua parte.
Iniziò poi la morbosa ricerca sul cosa effettivamente si sono detti Rossi ed il suo giocatore: ognuno interpretava il labiale dell’attaccante serbo e trovava sempre espressioni diverse. Fatto sta che Rossi si trovò senza lavoro e portò poi il club dei Della Valle in tribunale perché, a suo avviso, era stato licenziato senza un giusto motivo: se Delio Rossi quel 2 maggio pareggiò in rimonta, ma tra le mura del foro fiorentino perse la causa.
I protagonisti del parapiglia si affrontarono per la prima volta da allora il 28 aprile 2013: Rossi allenava la Sampdoria, Ljajić indossava la maglia numero 22 della Fiorentina. I due non si salutarono e non si strinsero la mano. La Viola vinse 3-0, Ljajić andò in gol mettendo il suo indice sulla bocca per zittire qualcuno. Si era rivolto a Delio Rossi? Non si saprà mai.
Delio Rossi non allena da un anno e mezzo (ultima “panca”, l’Ascoli in Serie B), Ljajić da tre stagioni milita nel Beşiktaş dopo aver giocato in Italia anche per Inter, Roma e Torino, ma la scena del loro alterco rimarrà indelebile nella memoria di tutti i tifosi.
Anche i tifosi del Novara ricorderanno per sempre quel Fiorentina-Novara perché portò la loro squadra in Serie B dopo un solo anno e furono ‘’spettatori’’ di una royal rumble in salsa calcistica. L’ultima volta che il Novara prima di allora militò in Serie A era la stagione 1955/1956 e indovinate un po’ chi vinse lo scudetto? La Fiorentina.
Quando si dice i casi della vita.
Articolo a cura di Simone Balocco
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