Napoli-Fiorentina: Italiano “imbriglia” Spalletti con costruzione corta, Lozano non basta. L’analisi tattica

Napoli e Fiorentina si sono affrontate nel 32esimo turno del campionato 21/22 di Serie A. Il Napoli veniva da un ottimo momento di forma, dopo tre vittorie di fila ottenute contro avversari molto complicati. Infatti, i partenopei sono riusciti a spuntarla contro: Verona, Udinese e Atalanta, squadre che hanno sempre messo in difficoltà gli azzurri negli ultimi anni. In particolare, la vittoria di Bergamo nell’ultimo turno ha dato nuova linfa e nuovo vigore alla squadra allenata da Spalletti, in quanto le ha fatto recuperare due punti sul Milan capolista e tenere il passo con l’Inter. Di contro, la Fiorentina arrivava a questo scontro dopo una vittoria importante nel derby contro l’Empoli e da un buon pareggio in casa dell’Inter, che hanno permesso ai gigliati di poter continuare a lottare per un posto in Europa League. La squadra del capoluogo toscano è una delle rivelazioni di questo campionato. C’erano tutti gli ingredienti per assistere ad una partita di alto livello tecnico.

Napoli Fiorentina, le formazioni:

Il Napoli ha optato per il 4-2-3-1, a differenza di alcune previsioni che puntavano ad un centrocampo rinfoltito con tre giocatori. La formazione era pressocché simile a quella dell’ultimo turno di Bergamo, con la differenza di alcune sostituzioni dovute a dei rientri da delle defezioni. Gli azzurri sono riusciti a recuperare Osimhen al centro dell’attacco e Rrahmani al posto di Juan Jesus. A centrocampo c’è stato l’unico cambio forzato, in quanto Anguissa è risultato essere indisponibile e Spalletti ha scelto Fabian Ruiz nell’11 titolare. Con ogni probabilità, il 4-2-3-1 è stata un’opzione indispensabile per poter mettere in pratica la strategia organizzata dal tecnico azzurro.

La Fiorentina è scesa in campo con il suo consueto 4-3-3, con gli stessi giocatori visti nella gara precedente contro l’Empoli. L’unico cambio è stato Amrabat al posto dello squalificato Torreira.

Il piano strategico del Napoli non ha portato i frutti sperati nel lungo termine della partita

Il Napoli ha cercato di costruire il gioco come ci ha abituato a vedere quest’anno. Ha schierato il solito blocco 4+1, ossia con i quattro difensori ed il play (Lobotka). La costruzione iniziava corta, con un giro-palla che poteva dare l’idea (sbagliata) di essere abbastanza ragionato. Quando il play veniva schermato o marcato, si abbassava anche l’altro centrocampista per formare il 4+2 e concedere una linea di passaggio pulita in più. La Fiorentina cercava di contrastare questa soluzione di gioco con un pressing ultra-offensivo, seppur non abbastanza aggressivo quando il pallone era nell’area di rigore del Napoli, o al ridosso di essa. Cabral andava sul difensore in possesso di palla, mentre la mezzala opposta accennava una pressione sull’altro centrale. Sul doppio play andavano Amrabat e l’altro interno di centrocampo, per poi essere aggressivi quando i due centrocampisti del Napoli ricevevano il pallone. I due esterni (Gonzalez e Saponara) partivano da una posizione leggermente stretta, per poi cercare di portare massima pressione se il pallone avesse raggiunto i terzini del Napoli.

L’obiettivo del Napoli, in fase di costruzione del gioco, era quello di spedire la sfera in due opzioni studiate: centralmente verso i due centrocampisti che provavano una combinazione rapida per sfuggire al pressing aggressivo su di loro, oppure in ampiezza per pescare gli esterni che attaccavano la profondità (da registrare alcuni lanci di Koulibaly verso Insigne), oppure quando venivano incontro al pallone (soprattutto Politano per quanto riguarda quest’ultima dinamica). Rare volte, quando il Napoli costruiva dal fondo, i giocatori azzurri provavano il lancio lungo su Osimhen e poi il successivo attacco della seconda palla con il trequartista ed i due esterni. La ricerca della profondità è stata una costante del Napoli per tutta la partita, in quanto il doppio play aveva soprattutto la funzione di attirare la pressione dei loro diretti avversari e andare a svuotare la zona fra le linee di centrocampo e difesa. Come già citato in precedenza, la Fiorentina attuava un pressing ultra-offensivo ed il baricentro era impostato ad un’altezza piuttosto alta. Pertanto, c’era Zielinski dietro il centrocampo viola ed era diventato un calciatore importante dal punto di vista tattico, poiché effettuava dei movimenti ad abbassarsi, portando la marcatura aggressiva di Milenkovic che rompeva la linea. La squadra di Spalletti, in questo modo, poteva giocare la palla alle spalle del difensore serbo e andare a ricercare Osimhen che si lanciava nello spazio, oppure i tagli di Insigne dietro Venuti che ha sofferto tantissimo gli inserimenti dell’esterno azzurro. Successivamente, il Napoli poteva arrivare a finalizzare con sortite individuali in spazi aperti, oppure con dei cross sul secondo palo per cercare l’attaccante nigeriano. Purtroppo per i partenopei, c’è da evidenziare una gara superba di Igor che ha cercato di limitare il più possibile Osimhen ed una difficoltà ad accompagnare l’azione con più uomini quando si giocava il pallone verso l’attaccante azzurro. Infatti, c’è stata una mossa di Spalletti abbastanza importante nel secondo tempo.

La Fiorentina è riuscita a capitalizzare al meglio le proprie occasioni

La viola ha optato per una costruzione di gioco corta, come di consueto, ed ha avuto anche una certa fluidità di manovra (nonostante le difficoltà iniziali). La sua disposizione era composta dai due difensori centrali ben aperti e Amrabat che si abbassava con funzione di regista. I due terzini erano già pronti a prendere l’ampiezza, con Biraghi che stava abbastanza alto, mentre Venuti era più in una posizione di sostegno. Si poteva assistere ad una specie di triangolo formato dai difensori ed il play. Terracciano era considerato parte attiva della costruzione di gioco. Se poi la Fiorentina aveva difficoltà ad uscire, si abbassava anche una mezzala che andava più o meno ad allargarsi (vedremo fra poco questa situazione di gioco). Il Napoli provava a disturbare le opzioni della Fiorentina, impostando un baricentro alto ed un pressing ultra-offensivo, anche più aggressivo dell’avversario, quando la Viola costruiva dal fondo. Osimhen e Zielinski andavano sui centrali, mentre Lobotka effettuava una sorta di pendolo fra Amrabat e Castrovilli in base alla posizione del pallone. Fabian Ruiz era più in copertura, poiché Duncan cercava di posizionarsi fra le linee ed i due esterni del Napoli stazionavano sulle fasce per poter pressare i terzini. Come enunciato in precedenza, anche Terracciano partecipava attivamente a questa fase di gioco ed il Napoli aggrediva il retropassaggio su di lui con Osimhen che indirizzava la sua giocata sulla fascia opposta, mentre l’esterno dal lato della palla accorciava sul difensore centrale scoprendo la sua zona di competenza. Il Napoli provava a non far ricevere Biraghi e a costringere la Fiorentina ad andare nel lato di campo dove potevano aggredire con facilità. I toscani, però, dopo i primi 15/20 minuti in cui hanno un po’ sofferto il pressing avversario, sono riusciti a far salire limpidamente il pallone in qualche occasione e a capitalizzare la maggior parte di queste. I movimenti dell’interno di centrocampo (principalmente Castrovilli) sono serviti principalmente per disinnescare la pressione della mezzala avversaria. In questo modo, si liberava una linea di passaggio verticale su Cabral che poteva giocare a muro sull’esterno e dare l’opportunità ai propri compagni di risalire il campo, facendo progredire il gioco. Dopodiché lo sviluppo prevedeva una combinazione della catena laterale, per mandare al cross il terzino in sovrapposizione (se il gioco si concentrava a sinistra) o l’esterno (se si andava a destra). Quest’ultimo poteva provare anche l’1vs1 e accentrarsi, per poter calciare. L’area di rigore veniva sempre occupata da tantissimi giocatori (le due mezzali che si inserivano profondamente, l’esterno lato debole e l’attaccante centrale). Esempi di questo sono i primi due gol realizzati dalla Fiorentina.

Napoli Fiorentina Secondo tempo segnato da un altissimo livello di intensità

Spalletti ha provato a rimescolare le carte nella ripresa, quando il risultato era sull’1-0. Il tecnico partenopeo ha rilevato Politano per Lozano. Questo cambio si è dimostrato essere molto importante, in quanto il messicano è stato il giocatore che ha accompagnato di più l’azione solitaria di Osimhen, quando il nigeriano veniva lanciato in profondità. Anche l’inserimento di Mertens al posto di Fabian Ruiz è stato decisivo, in quanto il Napoli ha potuto giocare con due attaccanti (nonostante il sistema di gioco sia stato sempre il 4-2-3-1) e avere più presenza in avanti. Il belga, infatti, è stato l’autore del gol del momentaneo pareggio, al termine di una bella azione sviluppata con i principi citati precedentemente. Dopo l’1-1, Italiano ha inserito Ikone e Maleh e togliendo Saponara e Duncan, dimostrando la voglia di portare a casa i tre punti. Infatti, i neoentrati sono stati molto importanti per la vittoria finale. Forse Spalletti poteva leggere in anticipo questa possibilità, mandando in campo Demme, subito dopo il pareggio, al posto di Zielinski e provare a rendere la formazione meno sbilanciata grazie al doppio mediano.

Analisi di Giuseppe Duca

Spalletti: “Ko immeritato, quasi una sentenza. La Fiorentina però non ha rubato nulla”

https://goalist.it/2022/04/10/spalletti-ko-immeritato-quasi-una-sentenza-la-fiorentina-pero-non-ha-rubato-nulla/
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