Molti di noi seguono una routine, uno schema prefissato e impostato che si ripete continuamente. Ma i giorni passano e, certamente, gli imprevisti dominano e scuotono le nostre vite; c’è una cosa, però, che non si può intaccare, come una sorta di baluardo imprescindibile e impermeabile che si ribella ad ogni cambiamento e che, ad ogni pioggia di inaspettato, resta là, fermo e asciutto.
Per ogni tifoso questo baluardo è spesso la domenica; giorno santo per alcuni, come per altri lo è il sabato o il venerdì. Il tifoso però non ha dubbi nello scegliere la domenica come giorno ‘santo’. Non per la ‘pavoniana’ partita ma per i tanti riti da compiere (e già infinite volte compiuti) prima di vederla: sciarpa del 2004, maglietta ormai senza numero con autografo sbiadito, panino con gli amici al bar e biglietto, ovviamente, in curva. Un rito istituzionale; si può vincere, perdere, retrocedere o vincere la Champions ma il rito/baluardo domenicale non cambierà mai e donerà sempre appartenenza e serenità.
In alcuni momenti però, si è costretti ad abbandonare certe routine, certe ancore di salvezza in settimane lavorative spesso terribili, si è costretti a rinunciare alle cose più preziose. Spesso queste sacrifici avvengono in situazioni difficili. Lo sapevano bene i Vigili del fuoco di La Spezia nel 43, con la loro squadra smantellata e il presidente portato in un campo di lavoro in una terra germanica lontana; privati della loro passione più grande facevano il possibile per assistere con viveri e acqua la gente, in mezzo alle tante bombe che ogni giorno grondavano sul porto della città.
Ma si sa, la routine era difficile da spezzare anche all’epoca e, complice la volontà tedesca di tener buona la popolazione, il calcio non si poteva fermare; certo, nel 43, dopo l’armistizio, giocare un campionato nazionale era cosa pressoché impossibile. L’Italia era divisa in due dalla linea gotica, con gli alleati in meridione e il centro-nord in mano alla fantoccia Salò; la FIGC si era spostata da Roma a Venezia, con gli organi ancora sotto al regime.
Ettore Rossi, nuovo commissario del CONI, decise dunque per la realizzazione di ‘campionati misti regionali’ con i vincitori delle 3 fasi regionali che si sarebbero fronteggiati in un girone finale per l’assegnazione di campione d’Italia.
In vista della disposizione, anche i Vigili del fuoco di La Spezia decisero di iscriversi. In fondo perché no? Era la perfetta occasione per trovare un po’ di serenità, in mezzo alla distruzione che aleggiava sulle strade e sul porto. L’unico dirigente rimasto della ormai defunta Associazione Calcio Spezia, tale Giacomo Semorile, decide di contattare il comandante dei Vigili del fuoco per allestire una squadra e affrontare il campionato.
“Ma come ingaggiare giocatori professionisti?”
“Beh, forse è possibile recuperare i vecchi giocatori spezzini ora in forza ad altre squadre. Per un anno, poi rientreranno ai loro club”
La paga? Vitto e alloggio in caserma per evitare l’arruolamento a Salò in cambio di aiuto nel reperire viveri e cibo per la popolazione.
La squadra viene accorpata nella zona emiliana per motivi logistici e vince il proprio raggruppamento insieme a Bologna, Faenza e Modena; raggiungendo dunque, le semifinali interzonali.
Le semifinali videro 2 gironi da 4 squadre vinti da Bologna e Spezia; la finale emiliana era dunque decisa.
L’11 giungo si giocò l’andata in casa del Bologna, che, privo di numerosi elementi, non riuscì a penetrare i Vigili che finalizzano su contropiede con goal di Rostagno.
Le proteste per la presunta posizione irregolare esplodono in una vera e propria invasione di campo dei tifosi rossoblù; pena, ovviamente, la sconfitta a tavolino. In seguito alla rinuncia del Bologna di giocare il ritorno e il forfait della Lucchese, Gli Spezzini, contro ogni pronostico, si laureano campioni emiliani e di zona.
La fase finale del torneo vedrà dunque la partecipazione dei campioni veneti del Venezia e il favoritissimo Grande Torino, detentore dell’ultimo trofeo nazionale.
Il triangolare si disputò nel caldo luglio del 44 con un girone all’italiana, sfide in gara secca, 2 punti per il trionfo, 1 per il pareggio e 0 per la sconfitta.
Il 9 luglio, gli spezzini calcarono l’arena civica di Milano (stadio che ospitava le fasi finali) con maglie bianche e maniche lunghe a collo alto, le uniche a disposizione.
Nonostante il caldo, lo Spezia si porta in vantaggio con Tori; nel secondo tempo Astorri risponde. Termina 1-1 Spezia Venezia, con 1 punto per parte.
Il Torino FIAT, nettamente superiore per preparazione, esperienza e composizione della rosa, si appresta ad affrontare i vigili come una formalità; del resto si trattava del Torino di Mazzola e Loik, squadra che avrebbe vinto altri 4 titoli nazionali e portato ben 10 giocatori titolari in azzurro.
Il fato e gli imprevisti, però, come già detto, ci dominano e non è semplice imporvisi contro; il Torino è infatti chiamato dalla FIGC a giocare come “Rappresentativa Piemonte” in un amichevole contro la “Rappresentativa Venezia Giulia”.
La squadra accusò la lunga trasferta che si protrasse per ben 7 giorni tra andata e ritorno; ci fu solo un giorno per riposare prima di partire per Milano.
Giovedì 14 luglio, fischio alle 15, inizia Spezia-Torino.
I vigili passano sorprendentemente in vantaggio con Angelina, che di destro, fulmina Cassano. I granata reagiscono e si impuntano nella metà campo avversaria. Ma la tattica del mister aquilotto Barbieri, antenata del catenaccio, imbriglia e sfianca i campioni in carica. Improvvisamente però, ecco una punizione di Ossola; sbuca Silvio Piola che rimette il Toro in gara. Nel recupero del primo tempo ancora Angelini! Lo Spezia è avanti 2-1!
Il secondo tempo vede un assalto granata con lo spezzino Bani che respinge Piola, Gabetto e Mazzola. Triplice fischio, è un impresa. Lo Spezia ha battuto il Torino eliminandolo dalla corsa.
I lagunari sono ancora in corsa; Il 20 luglio però, Il Toro non ha impegni extra e per 5-2 si impone sul Venezia. Fu così che, nello stesso giorno in cui il colonnello Von Stauffengerg tentava di assassinare il suo Fuhrer, lo Spezia dei pompieri vinceva lo scudetto.
A volte, però, le favole sono intricate e i personaggi soffrono prima di gioire: La RSI, infatti, non si aspettava la vittoria spezzina e in poco tempo ne disconosce il titolo.
Piove sul bagnato dopo il 44, con il Regno d’Italia che annulla tutti gli atti emessi dalla FIGC fascista.
Bisogna attendere quasi 60 anni per avere un lieto fine a questa favola: il 22 gennaio 2002, grazie al lavoro di storici e giornalisti, la federazione riconosce ‘de facto’ lo scudetto alla squadra, con conseguente possibilità di apporre un distintivo sulle maglie.
Oggi quel tricolore atipico risplende sulle maglie bianche degli aquilotti mentre il comando provinciale dei pompieri della città custodisce ancora la coppa di quella memorabile impresa.
Fonte foto: fase di gioco Spezia-Torino: Wikipedia
Fonte foto: Torino Fiat: Wikipedia
Fonte foto: Spezia: Sito Ufficio per le attività sportive del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Fonte foto: Immagine Scudetto Tifoseria: Quotidiano Città della spezia news online
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