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Il Toro degli anni ‘90, Mondonico e la finale di Coppa UEFA

La storia del Torino Football Club è sicuramente una delle più longeve ma, al contempo, interessanti del calcio nostrano.

La storia del Torino Football Club è sicuramente una delle più longeve ma, al contempo, interessanti del calcio nostrano. Società nata nel 1906, con la fusione tra gli arancioni della Torinese ed alcuni dissidenti della rivalissima Juventus, (particolare il ‘tradimento’ dello svizzero Alfred Dick, ex presidente bianconero tra il 1905-1906) il Torino vanta una grande tradizione di eccellenza calcistica ai massimi livelli.

Il periodo più florido della squadra è sicuramente quello del cosiddetto “Grande Torino”, squadra che dal ‘42 al ‘49 vincerà ben 5 scudetti consecutivi (escludendo l’annata 43-44, con la Divisione Nazionale non disputata per motivi bellici). La squadra resta ancora oggi nei cuori dei più grandi appassionati di calcio; un gruppo di campionissimi, di categoria talmente superiore alle altre squadre da portare all’istituzione del famoso ‘Quarto d’ora Granata’; un periodo di, appunto, 15 minuti sancito al Filadelfia da 3 squilli di tromba suonata dal tifoso Oreste Bolmida.
Allo squillare della tromba, il capitano Valentino Mazzola si rimboccava le maniche; iniziava il cambiamento, con la squadra che alzava il ritmo e, spesso, andava ripetutamente in goal.

Il periodo d’oro granata, però, fu interrotto prematuramente il 4 maggio 1949; un giorno di lutto per i tifosi del Toro. Quel giorno, infatti, il Toro stava rientrando a casa dopo un amichevole col Benfica, quando, si pensa a causa del forte vento, l’aereo si schiantò sul terrapieno posteriore della basilica di Superga, lasciando, purtroppo, nessun sopravvissuto.

Il colle piemontese si era tristemente preso i campioni della pianura.

Dopo questo periodo di successi, la squadra dovrà attendere fino alla seconda metà degli anni ’60 per tornare in auge e conoscere un rinascimento granata; arrivato, poi, con le vittorie in Coppa Italia del ’67-’68 e del ’70-’71, dove il Toro supererà, in entrambi i casi, il Milan nei gruppi finali.
Memorabili i calci di rigore dello spareggio al Ferraris nel ’71, con Sergio Maddè, ragazzo di Dresano e cresciuto nelle giovanili del Milan che supera Gianni Rivera nei rigori segnati, condannando la sua ex squadra.
Il ’75-’76 fu l’anno in cui la nobile decaduta squadra torinese tornò alla vittoria anche in campionato; con i “gemelli del goal” Paolo Pulici e Francesco Graziani che riportarono il Tricolore sul petto granata; per di più, scucendolo alla odiata Juventus, campione uscente.
Unico neo nella storia granata fino a quel punto, il non essere mai riusciti ad ottenere successi continentali; la successiva decade dei gloriosi anni ’90 del calcio italiano, però, aveva in serbo qualcosa.

Il Toro di Emiliano Mondonico

Allo scoccare della stagione ’90-’91, il Toro si era subito riportato nella massima serie dopo un anno di Serie B; la guida tecnica per il nuovo corso fu affidata ad Emiliano Mondonico. Un signore bruno, coi baffi Mondonico, che nelle stagioni precedenti aveva guidato l’Atalanta in un incredibile cammino in Coppa delle Coppe. Anche la squadra fu rinforzata per affrontare al meglio la Serie A: dal Real Madrid arriva il centrocampista Rafael Martin Vazquez e dal prestito bergamasco rientra Giorgio Bresciani, che segnerà ben 13 reti in 27 presenze in campionato, contribuendo al grandioso 5° posto che il Toro riuscirà a raggiungere.
L’occasione era servita, i granata avrebbero giocato la Coppa UEFA la prossima stagione; quale miglior modo per riscattare l’assenza di un titolo europeo?
Qualche dubbio aleggiava ancora però: Mondonico sarebbe riuscito a confermare quanto espresso in campionato anche in Europa? La Coppa Mitropa ’91, per la quale il Toro si era qualificato l’annata precedente, sarebbe stata un importante prova del nove.

Emiliano Mondonico sulla panchina del Torino

Il trionfo in Coppa Mitropa

È giugno e la Coppa Mitropa sta per cominciare. Le squadre vengono divise in 2 gironi da 3 squadre: da un lato il Torino, gli ungheresi del Veszprémi e gli Austriaci del Vorwarts Steyr. Dall’altro i Red Belgrado, i Bohemians Praga e il Pisa.
Le italiane sbaragliano la concorrenza, con il Toro che supera entrambe le compagini per 1-0, concludendo il girone da imbattuto. Il Pisa invece, dopo un pareggio coi Bohemians, si impone per 4-1 sul Belgrado, raggiungendo i granata in finale.
Il 4 giugno 1991 va in scena la finale italiana: una partita bloccata, smossa soltanto da Polidori che porta in vantaggio i neroazzurri al minuto 84.
Il Toro però reagisce riversandosi nella metà campo pisana: un calcio di rigore dell’ispanico Vazquez rimette il Toro in partita allo scadere, prolungando ai supplementari. Poi, di nuovo, allo scadere, ecco il goal di Beppe Carillo, che dopo Ascoli, rimette mano a quel trofeo; spezzando la maledizione europea granata a un minuto dal 120°.
È un ‘Nuovo Grande Torino’ quello di Mondonico.

La squadra in posa con la Coppa Mitropa

La favola europea e i successi in campionato

L’anno seguente i granata vincono e convincono; in Italia torneranno a battere anche i cugini a strisce con doppietta di Casagrande. In Europa, però, è dove il Toro si esalta: ad ottobre i granata demoliscono gli islandesi del Reykjavik con un sonoro 6-1. Proseguono poi con i lusitani del Boavista, stendendoli con i goal di Lentini e Annoni al Filadelfia: la macchina del ‘Mondo’ è perfetta, eliminerà, infatti, anche i greci dell’AEK Atene, in un complessivo 3-2.
D’estate contro il Pisa, arbitrava un tale Vàgner; certo mancava la ‘W’ e la nazionalità tedesca, ma è bello pensare che, magari, sia stato proprio l’arbitro ungherese a rendersi conto per primo della bellezza della squadra che aveva, si, un toro come simbolo, ma che in campo, sembrava un orchestra.

Il Toro inizia a crederci; dopotutto a marzo erano ai quarti. Gli avversari erano i danesi del Boldklubben; una squadra che, come il Toro, deteneva 7 scudetti, ma che al contrario, si vestiva di bianconero. Forse fu per questo o forse no, quel che è certo è che il Toro ne fece 3, i bianconeri 0.

“Semifinale? Oddio siamo in semifinale!”

Non riesce a crederci nessuno, sembra una favola; però si sa, anche le favole hanno la parola fine.
Il Torino doveva vedersela col Real; quello di Buyo, Hierro, Hagi, sembra letteralmente impossibile.

Vincenzo Scifo in trasferta a Cremona, miglior marcatore stagionale granata in campionato con 9 reti

La grande impresa e la finale di Coppa UEFA

L’andata è a Madrid, 2-1 Real il risultato; nonostante la rete di Casagrande al 58esimo, perfetto finalizzatore dell’ingranaggio granata, Hagi e Hierro sono di un’altra categoria.
C’è uno strano ottimismo però; il Toro, del resto, non ha nulla da perdere, sembra un eternità da quando squillava il quarto d’ora granata al Delle Alpi; Perché no? Perché non credere in un impresa biblica alla Davide contro Golia? Chissà, magari succede davvero il miracolo!

Il 15 aprile 1992, alle 20:30, inizia il secondo atto al Delle Alpi, ai piedi del colle Superga, dove i giganti del passato osservano i guerrieri del presente.
E qualcosa nell’aria si sente, tanto che al 7° minuto, su pressione del bomber Casagrande, Rocha fa harakiri, 1-0 Toro. Estasi totale, ma c’è da stare attenti; è cosi che Mondonico prepara il secondo tempo, un attenzione maniacale che porta Fusi alla conclusione, fischio di Galler, Goal. 2-0 Toro; è una festa.
Dopo altri 15 minuti Galler fischia di nuovo, e ancora, e ancora. È impresa.
Gli spalti esplodono, le strade sotto la Mole, per una volta, sono granata.

L’ attaccante granata Walter Casagrande (a destra) esulta dopo l’autogol del difensore Rocha (al centro)

Il Mondo può portare il Toro al trionfo in Europa per la seconda volta; ma c’è da battere l’Ajax. Al Delle Alpi infatti, l’andata finisce 2-2.

“Il ritorno ad Amsterdam sarà tosto”

E difatti è così, il Toro preme, l’Ajax contrattacca, ma i legni e la sfortuna si abbattono sul Torino. D’ improvviso, però, una sgroppata di Cravero lo porta in area, prova a rientrare, De Boer lo abbatte. L’arbitro non fischia.
Il Mondo fa un gesto istintivo, alzando al cielo una delle sedie di legno in area tecnica per protesta, ma non c’è niente da fare, finirà 0-0, e l’Ajax si porterà a casa la coppa per i goal fuori casa.
Una serata amara, amarissima, per un Toro che si meritava di più. Quella stagione il Toro arriverà 3° in Serie A, riqualificandosi alla Coppa UEFA.
Il rimpianto resterà a lungo, ma quella sedia al cielo resterà indelebile nella storia del calcio, come segno di grandezza granata, che, finalmente, veniva riconosciuta in tutto il mondo.

Fonte Foto Mondonico in panchina: Fanpage.it

Fonte Foto Coppa Mitropa: fanpictures.build2.ru

Fonte Foto Vincenzo Scifo: Alè Toro n.9-10, settembre-ottobre 1991

Fonte Foto Casagrande: Assolutamente Toro, Torino, Diemme 2006

Fonte Foto Sedia: Fanpage.it

Fonte Foto Copertina:

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