La matematica non è un opinione, si sa, per questo spesso, nella estenuante corsa per rimanere in A, una squadra non riesce a essere sufficientemente competitiva e perde il passo delle altre. Di sicuro ora la soglia salvezza si è notevolmente abbassata. Quest’anno infatti basteranno verosimilmente 35 punti per essere sicuri di rimanere nella massima competizione italiana. Nelle edizioni a 20 squadre, i famosi 40 valevano la permanenza in A, tranne nel 2017 quando il Crotone si salvò con 34 punti, come il Sassuolo nel 2014.
Questa eccezionalità deriva dal fatto che l’equilibrio è maggiore. Quest’anno la Serie A è meno polarizzata, in testa e in coda, rispetto agli anni passati. E questo è un bene: le neopromosse sono più competitive ed è più difficile fare punti proprio per l’assenza di squadre materasso. La distanza tra prima e ultima è comunque di 55 punti, tanti, ma sono meglio distribuiti e a testimoniarlo sono le lotte per scudetto, Europa e salvezza, che tengono acceso l’interesse dei tifosi. Nessuna vittima sacrificale, dunque. Questo aiuta ad alzare l’appeal del campionato e accorcia quella zona di calma placida, di bonaccia, in cui non si lotta più per nulla. Solo 5 squadre sono senza obiettivi di classifica (Verona, Torino, Bologna, Udinese ed Empoli), poche e tutte in mezzo alla classifica. In cima e, soprattutto, sul fondo è ancora tutto da decidere. Ma quante volte la lotta tra le ultime della classe nei gironi a 20 squadre è stata così aperta? Poche, lo anticipiamo, tanto che molti storcono il naso e vorrebbero un ritorno a 18 per rendere la serie A più appetibile. Vediamo quali.
Iniziamo dalla prima stagione in assoluto a 20 squadre. E’ il 2005 e la classifica è per stomaci forti. Alla fine del campionato le formazioni invischiate nella lotta salvezza sono 12, fino quasi alla zona che vale l’Europa. Qualcosa di incredibile se pensiamo che la Roma, arrivata ottava, ha rischiato la retrocessione fino all’ultima giornata. In questo caso la classifica era talmente corta sul fondo che, alla penultima giornata, l’Atalanta a 35 punti, arrivata ultima, aveva meno di sei punti dalle numerose concorrenti già salve appaiate a 41. I bergamaschi avevano perciò l’opportunità di salvarsi. Un’occasione sfumata perdendo le ultime due gare. Una stagione sicuramente atipica quella del 2004/05, conclusasi con l’arrivo a pari punti tra terzultime, Parma e Bologna, che portò allo spareggio in cui la spuntarono i gialloblu di Alberto Gilardino.
Nel 2007/08 la situazione era più o meno simile a quest’anno. Il Livorno di Alino Diamanti, alla sua terza stagione consecutiva in A, dopo una buona annata tira i remi in barca e alla fine e arriva ultimo, collezionando solo due punti nelle ultime nove. Nonostante ciò, alla penultima era ancora in lizza per la salvezza. Oltre i toscani c’erano Parma, Empoli, Catania e Reggina (queste ultime due poi salve), tutte racchiuse in sei punti. Nella stagione successiva il Lecce di Tiribocchi, la Reggina di Ciccio Cozza e Franco Brienza, il Torino di Bianchi, Rosina e Barone e il Bologna del tandem Di Vaio-Osvaldo, a due partite dalla termine erano tutte racchiuse in soli 4 punti. Solo una di loro si salvò, quella che fece meglio negli ultimi due incontri di rush finale, ovvero quella emiliana.
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