Pioli e Nicola, la rivincita dei sottovalutati. Per essere top, serve essere bravi o altro?
Ammettiamolo: Stefano Pioli e Davide Nicola di primo impatto non sono nomi altisonanti come tanti altri. Eppure questo campionato ci ha raccontato due storie parallele ma entrambi vincenti e questo ci mette un po’ di speranza per gli anni venturi. Ma andiamo con ordine
Pioli: 13 squadre allenate, ed il fantasma del biennio
Lo hanno chiamato “normalizzatore”, “padre Pioli”, “il padre di tutti”… Beh, e che male c’è a voler costruire un gruppo senza urlacci e modi sopra le righe? Niente. Ho avuto il piacere personale di conoscere Stefano Pioli, e non fraintendetemi, non sto cercando di autoproclamarmi o rivelare scoop inesistenti. Ma la sensazione che ho sempre avuto è di una persona perbene, di quelle che ad una festa non noti ma appena risali in macchina esclami “Ho rivalutato Stefano, è proprio una bella persona” Ecco, Pioli è un po’ questo. Ha vinto un campionato di Allievi Nazionali con il Bologna ed ovviamente lo Scudetto con il Milan ed ha girato per 13 società prima di arrivare a questo risultato meritato ed importante. Ha superato un trauma come la scomparsa di Astori, senza retorica ma è cosi: chi ha giocato a calcio sa perfettamente quanto valga un compagno di squadra, figurarsi un capitano e figurarsi nel professionismo quando sei lontano da casa e tutti i giorni condividi i soliti spazi con le stesse persone.
Pioli ha vinto perchè è un bravo allenatore. Magari non un fenomeno, non uno che porta innovazione, ma porta stabilità nel gruppo e nel Milan con senatori del calibro di Ibrahimovic, Florenzi e Giroud sono stati sufficienti a mettere insieme dei giovani talentuosi per conquistare un risultato non auspicato all’inizio. Ed il fantasma del biennio? Tante volte a Pioli si è sempre rimproverato: al primo anno bene, al secondo già è in calo. Ed è successo alla Lazio, alla Fiorentina, all’Inter ma al Milan… No. Ed il resto è storia.
Nicola salva: Crotone, Genoa, Torino e Salernitana. Ma non ha mai allenato un top club
Andrà a piedi dal Papa, ed ormai le sue gesta eroiche dopo il risultato ottenuto hanno fatto storia. Davide Nicola in 15 partite ha salvato una Salernitana spacciata, che veniva dal cambio societario ed un rendimento da squadra materasso. Arrivano lui e Sabatini assieme a Verdi, Fazio, Perotti, Mazzocchi, Ederson e… Tutto cambia. Ma cambia soprattutto nella mentalità della squadra non più impaurita ad affrontare l’avversario ma famelica e spietata specie all’Arechi. Ha salvato il Crotone, ha salvato il Genoa (senza essere riconfermato) ha aiutato il Torino dove in 20 partite totalizza 24 punti ma non ottiene la conferma, ed ha salvato la Salernitana come già detto. Ci sarà un motivo se riesce in queste imprese? Eppure i top-club o anche i medio-alti, non pensano mai a lui: preferiscono ex giocatori di grido, allenatori alle prime esperienze oppure mummie del calcio ormai a fine corsa. Non voglio fare nomi tanto avete già capito. Auguriamo al mister di salvare nuovamente la Salernitana e magari farla diventare grande assieme a lui come merita la piazza, come merita il tecnico.
Il calcio moderno riparta dalle brave persone
Senza esser moralisti è importante sottolineare queste due imprese fatte e compiute da due grandi persone, da due bravi allenatori… Non fenomeni, ma bravi. Ed il mondo dovrebbe essere dei bravi, della meritocrazia, del lavoro duro, della gavetta. E sommessamente ci auguriamo che qualche dirigente importante la pensi come noi, e che vengano premiati questi allenatori… E non chi ha preso il patentino ieri e magari da calciatore ha vinto tanto: è statistico, essere stati dei bravissimi calciatori non corrisponde necessariamente ad essere grandi tecnici.
Gabriele Caldieron