22 anni fa il famoso “Mo je faccio er cucchiaio” di Totti, la frase che fece tremare Maldini e Di Biagio

Giovedì 29 giugno 2000, Europei di Belgio e Olanda, semifinale Italia-Olanda. Tempi regolamentari e supplementari finiscono sullo 0-0, si va ai rigori. Il terzo rigorista degli Azzurri è Francesco Totti. “Mo je faccio er Cucchiaio” confidò il Pupone all’amico Di Biagio nel dischetto di centrocampo mentre attendeva il suo turno. E così fu: van der Saar beffato dallo scavetto e Italia in finale dopo un match epico.

Da quel giorno, uno dei più incredibili della storia della Nazionale (che aveva resistito in 10 contro 11 per 90′ dopo l’espulsione di Zambrotta grazia a un superToldo capace di ipnotizzare Franck De Boer e Kluivert nei tempi regolamentari), il Cucchiaio è diventato il copyright di Francesco Totti. Un gesto a metà strada tra il coraggio e l’incoscienza. A insegnargli questa tecnica era stato Rudi Völler alla Roma. “Se avessi sbagliato, non sarei più uscito di casa” confessò il Pupone all’indomani del rischioso gesto.

Da quell’episodio Totti scrisse anche un libro nel 2005 che ebbe un enorme successo e che prese il titolo proprio dalla famosa frase rivolta a Gigi Di Biagio “Mo je faccio er cucchiaio”. Questo il dialogo a tre (con Di Biagio e Maldini), tra leggenda e verità, prima della lotteria dei calci di rigore.

Di Biagio si rivolge a Totti: “A Francé, io c’ho na paura” 

Totti: “Eh, a chi lo dici, ma hai visto quant’è grosso quello (riferendosi al portiere olandese Van der Sar ndr)?” 

Di Biagio: “Ah, così m’incoraggi?” 

Totti: “Nun te preoccupà, mo je faccio er cucchiaio” 

Maldini: “Ma che sei pazzo? siamo a una semifinale degli europei!” 

Totti: “Se, se, je faccio er cucchiaio!” .

Prima del numero 10 giallorosso solo il ceco Antonìn Panenka era stato così coraggioso da calciare un cucchiaio agli Europei, nella finale del 20 giugno 1976 contro la Germania Ovest. Dopo Totti è stato il turno di Zidane, Pirlo e altri. Non a tutti, però, è andata bene: Simone Inzaghi e Maicosuel (tra gli altri) ricorderanno per sempre la figuraccia di aver sbagliato l’irriverente scavetto. Mai come in questo caso, tra gloria e figuraccia il confine è così labile.

Fonte: Sportmediaset.

Niccolò Bigazzi

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