Roberto Mancini ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in occasione dell’anniversario della vittoria di Euro2020. Esattamente un anno fa, il cielo sopra Wembley si tingeva d’azzurro e capitan Chiellini alzava una coppa che mancava all’Italia dal 1968. Da lì il buio. La mancata qualificazione al Mondiale di Qatar, la sconfitta per 3-0 nella Finalissima contro l’Argentina e il k.o umiliante contro la Germania in Nations League (5-2). Mancini però non crede affatto che quella vittoria sia arrivata per caso: “Abbiamo fatto di sicuro un miracolo. Ma non solo l’Europeo: tre anni e mezzo giocati alla grande. Capita che si vinca un grande torneo perché in quel mese va tutto bene: non è stato il nostro caso. Dietro c’era un percorso preciso: tante partite importanti, non solo sette“.
Dopo la sconfitta contro la Macedonia del Nord, il CT è stato sull’orlo del baratro, indeciso se continuare il percorso sulla panchina azzurra o dimettersi: “Mi sono trovato in una situazione molto difficile”. Uno dei rimpianti, a detta di Mancini, è stato non aver chiamato Mario Balotelli per le partite contro Svizzera e Irlanda del Nord, dove la Nazionale non è riuscita a segnare: “Per la partita con la Svizzera avevamo dieci infortunati, Immobile incluso. Chiamare Mario ci poteva stare, ma gli errori si fanno sempre, anche quando le cose vanno bene”. Il Mancio resta convinto dell’importanza di dar spazio ai giovani e mantiene aperta la porta a possibili cambi tattici: “Se servirà, non avremo problemi a cambiare tipo di gioco: possiamo valutare anche di giocare con due punte”.
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