Il 1962 è stato un anno ricco di avvenimenti: sono nate le musicassette ed i Beatles, venne trovata morta Marylin Monroe in circostanze misteriose venne ucciso Adolf Eichmann; uscì nelle sale il primo film con protagonista James Bond (“007-Licenza di uccidere”) e nelle edicole arrivarono l’Uomo ragno e Diabolik, Francia e Inghilterra posero le basi per la nascita dell’aereo supersonico Concorde e per tredici giorni (16-28 ottobre) il Mondo tremò a causa della crisi dei missili di Cuba. Sportivamente, il 1962 è ricordato perché il 2 marzo Wilt Chamberlain, centro dei Philadelphia Warriors (i futuri Golden State Warriors), nella partita contro i New York Knicks, mise a segno 100 punti, record mai superato da allora. Calcisticamente, il 1962 ha visto i portoghesi del Benfica vincere la loro seconda Coppa dei Campioni sconfiggendo in finale, ad Amsterdam, il Real Madrid. Al secondo successo consecutivo, si pensava che le Águias potessero aprire un ciclo (come aveva fatto precedentemente lo stesso Real Madrid), cosa che invece non avvenne. E proprio su questo fatto entra in gioco l’allora allenatore delle “aquile” biancorosse, l’ungherese Béla Guttmann.
Considerato uno dei migliori allenatori della storia del calcio, in parte per le vittorie ottenute ed in parte per essere stato uno degli innovatori con il suo 4-2-4 basato sul “passa-ripassa-tira”, Guttmann, scampato alla persecuzione nazista in quanto ebreo, ha legato i suoi successi proprio all’esperienza sulla panchina del Benfica.
Béla Guttmann giocò come centrocampista tra Austria, Ungheria e diversi club americani e, una volta appesi gli scarpini al chiodo, decise poi di fare l’allenatore. Approdò in Portogallo nel 1958 diventando tecnico del Porto: prima di allora aveva allenato in Austria, Paesi Bassi, Ungheria (compresa la Nazionale), Italia, Argentina, Cipro e Brasile. Con il club di Oporto rimase una sola stagione, vincendo subito il titolo: la stagione successiva lasciò i biancoblu e firmò con gli arcirivali dei Dragões, il Benfica. Motivo della scelta? Le “aquile” pagavano di più dei “draghi”.
Con le “Águias” in tre stagioni, Guttmann vinse un titolo nazionale, una Coppa nazionale e due Coppe dei Campioni: la prima, il 31 maggio 1962, a Berna, contro il Barcellona di Suarez, Kocsis, Czibor e Kubala e la seconda l’anno successivo superando il Real Madrid dei vari Puskas, di Stefano, Gento e Santamaria. La squadra di Guttman poté contare su giocatori portoghesi e nati nelle colonie lusitane: da Aguas a Coluna, da Almeida a Simões fino ad uno dei giocatori più forti non solo della sua generazione ma della storia del calcio, Eusebio, che debuttò in prima squadra proprio nella stagione 1961/1962.
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I tifosi biancorossi pensavano (e speravano) che con la Pantera nera in squadra, unita a giocatori altrettanto forti e con in panchina un guru come Guttmann, di imporsi non solo in patria, ma anche in Europa. I supporter benfiquistas non avevano fatto però i conti con la venialità del tecnico di Budapest, noto per essere uno che strappava contratti milionari. Anche al Benfica non giocò per i cosiddetti “du’ spicci”, ma ebbe un sontuoso contratto. “Sontuoso contratto” che Guttmann sperava di continuare ad avere visto il doppio successo continentale chiedendo un premio aggiuntivo pari al 65% del valore del suo contratto. La società fu irremovibile e non concesse nessun benefit al tecnico di Budapest. Guttmann prese il mancato premio come un’offesa personale, si licenziò in tronco e, come dice la vulgata, lanciò il celebre anatema contro la dirigenza del Benfica: “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa ed il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni”.
Dopo i tre anni benfiquistas, Béla Guttmann continuò a girare il Mondo firmando con Penarol, Nazionale austriaca, gli svizzeri del Servette, i greci del Panathinaikos, l’Austria Vienna e poi una parte di stagione al Porto nel 1974. Tornò ancora al Benfica nella stagione 1965/1966 con esiti negativi. Come negativi furono i suoi risultati ini panchina post-1962.
Come prese il Benfica l’anatema di Guttmann? Molti dissero che il tecnico ungherese abbia detto quelle parole in preda alla rabbia e alla frustrazione per non essersi visto riconosciuto il suo lavoro. Fatto sta che tra la stagione 1962/1963 e l’ultima disputata (2021/2022) nessuna squadra portoghese ha vinto due volte consecutivamente la Coppa dei Campioni ed il Benfica non ha più vinto nulla a livello internazionale. Solo il Porto è riuscito a vincere due Coppe dei Campioni/Champions (1987 e 2004), raggiungendo gli odiati rivali biancorossi e superandoli nelle vittorie internazionali (vincendo due Coppe Intercontinentali, una Supercoppa europea e due coppe Uefa/Europa League). Oltre al danno, la beffa.
Il Benfica da quel 2 maggio 1962 ha vinto ventisei titoli nazionali, quindici Coppe nazionali, sette Coppe di Lega, sette Supercoppe nazionali…ma nessun trofeo internazionale. Anzi: le Águias hanno disputato ben otto finali (cinque di Coppa dei Campioni/Champions, tre di Coppa Uefa), perdendole tutte. Compresa la doppia finale di Coppa Intercontinentale contro il Santos di Pelé nella doppia finale del 19 settembre e 11 ottobre 1962.
Le finali raggiunte dal Benfica da quel 1962 sono state miracoli sportivi e la squadra ha perso un po’ per sfortuna ed un po’ perché ha affrontato squadre più forti di lei. Fatto sta che da quando Béla Guttmann ha lanciato quell’anatema, il Benfica ha sempre perso le finali disputate. In casa benfiquista iniziarono a pensare che Guttman avesse davvero lanciato un anatema, tanto che già l’anno dopo (1963) e nel 1965 le Águias persero due finali di Coppa dei Campioni. Addirittura i dirigenti biancorossi pensarono che per superare la maledizione sarebbe stato opportuno richiamare proprio quello che la maledizione l’aveva lanciata e per la stagione 1965/1966, come detto, Guttmann venne richiamato in panchina, ma la stagione fu negativa.
Addirittura il 23 maggio 1990, prima della finale di Coppa dei Campioni di Vienna contro il Milan, Eusebio, “figlioccio calcistico” di Guttmann ed ambasciatore nel Mondo del club di Lisbona, andò nel cimitero ebraico di Wigner Zentralfriedhof a Vienna dove è tumulata la salma di Béla Guttmann deponendo un mazzo di fiori e pregando affinché il suo ex allenatore “intercedesse” e permettesse al Benfica di vincere finalmente la Coppa dei Campioni. Cosa che, puntualmente, non avvenne. Ad oggi, il Benfica è la squadra che non vince da più tempo la Champions League.
Da quel 2 maggio 1962 sono passati sessant’anni, il Benfica è una potenza in patria ma non ha saputo ripetere i fasti di Eusebio, Coluna e Aguas: vuoi perché le “aquile” non hanno più avuto una nidiata di talenti in grado di imporsi in Europa; vuoi perché negli ultimi sessant’anni è cambiato il calcio; vuoi perché le squadre portoghesi hanno avuto difficoltà ad imporsi in Europa non avendo l’appeal (tecnico ed economico) delle altre squadre europee. Eppure il 25 aprile 2022 il Benfica ha vinto la Youth League, la Champions delle squadre primavera, proprio a sessant’anni dall’anatema di Béla Guttmann. Che prima di vincere la Champions per le squadre Under-19 aveva perso, ça va sans dire, altre tre finali.
Chi invece, in casa Benfica, ha vinto qualcosa è stato proprio Eusebio: Pallone d’oro nel 1965 e due volte secondo (1962 e 1966), capocannoniere del Mondiale 1966, due volte eletto miglior giocatore portoghese, sette volte vincitore della classifica marcatori della massima serie portoghese. Dal 1962, e per un quindicennio, Eusebio si è imposto come uno dei più forti ed impattanti calciatori della storia del calcio, tanto che oggi all’ingresso dello stadio “da Luz”, teatro delle partite interne delle Águias, c’è una statua in suo onore. E dal 2009 dentro l’impianto di Lisbona c’è una statua bronzea dello stesso Guttmann che stringe le due Coppe dei Campioni vinte nel biennio 1961-1962 (inaugurata per ricordare il tecnico, ma si pensa anche come scaccia-maledizione). Diciamo che i tifosi del Benfica si sono consolati con la loro Pantera nera per dimenticare le amarezze europee e la maledizione di Guttmann.
Cosa importante: Eusebio è stato lanciato proprio nella stagione 1961/1962 e proprio da Guttmann che fu il suo mentore. Forse il miglior lasciato che Béla Guttmann potesse lasciare al Benfica, ai suoi tifosi e agli amanti del calcio. Anatema o non anatema.
Articolo a cura di Simone Balocco
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