Scrive La Gazzetta dello Sport, la squalifica è pesante: 10 giornate. La multa alla squadra lieve: 250 euro. L’offesa è imperdonabile: “Scimmia di m…”. La sentenza improbabile: “L’insulto è razzista, chi l’ha fatto no”. E’ accaduto a marzo a Campobasso, dopo la sfida di prima categoria tra Sant’Angelo Limosano e il Lokomotiv Riccia. Lamine Sow, calciatore di quest’ultima squadra, 20 anni, originario del Senegal, aveva riferito, insieme ad alcuni suoi compagni di squadra, di aver ricevuto insulti razzisti da un avversario che lo avrebbe chiamato “Scimmia di m…”. Dopo quasi 5 mesi è arrivata la sentenza.
Scrive la Rosea, secondo i componenti del Tribunale sportivo emerge “un quadro probatorio assolutamente sufficiente per l’affermazione della responsabilità del signor Zullo Michele”. Poi nel dispositivo si precisa: “Pur ritenendo deplorevole e molto grave il comportamento del deferito, ritenendo l’espressione proferita di contenuto razzista, ma presumibilmente intervenuta quale reazione a un intervento di gioco ritenuto falloso, non per questo può etichettarsi assolutamente razzista il calciatore deferito, in mancanza di evidenze in tal senso”. E alla fine, da stigmatizzare ci sono “le avverse reazioni mediatiche ricevute dal tesserato successivamente all’accaduto”.
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