“Gli altri giocatori possono sbagliarsi di brutto una volta o anche di più, ma si riscattano con una finta spettacolare, un passaggio magistrale, un tiro a colpo sicuro: lui no. La folla non perdona il portiere. E’ uscito a vuoto? Ha fatto una papera? Gli è sfuggito il pallone? Le mani di acciaio sono diventate di seta? Con una sola papera il portiere rovina una partita o perde un campionato, e allora il pubblico dimentica immediatamente tutte le prodezze e lo condanna alla disgrazia eterna. La maledizione lo perseguiterà fino alla fine dei suoi giorni” con questa citazione di Eduardo Galeano possiamo riassumere il duro mestiere del portiere.
A differenza di quello dell’attaccante, che viene esaltato non appena fa un gol (prima può anche averne sbagliati diversi, ma tutto ciò sembra essere caduto nel dimenticatoio dopo una rete), il ruolo del portiere è un ruolo senza mezze misure, o fa poco rumore, oppure ne fa tanto, viene “martoriato” se buca un intervento, o se fa una papera. Ma se fa un’ottima prestazione, spesso, non riceve i dovuti meriti. Eppure ieri sera, Pietro Terracciano si è preso la scena in Twente-Fiorentina. In un match finito a reti bianche, la firma sulla qualificazione gigliata appartiene a lui. Una vetrina che si è preso a suon di cosa? A suon di parate, diversi ottimi interventi, alta concentrazione durante tutta la partita in quella “bolgia olandese”. Allo scadere, al 97′ minuto, dopo una gara che ha fatto anche soffrire la Fiorentina visti i disperati attacchi del Twente (e minuti finali giocati dai viola in 10 uomini), con l’istinto di un felino ha tenuto il risultato in parità. Il portiere gigliato ha compiuto una decisiva parata, prendendo l’incornata bassa di Brenet, una parata che ha regalato l’Europa alla Fiorentina, un ritorno dopo 5 anni, sventando “l’incubo supplementari” in inferiorità numerica, come sottolineato da Italiano nel post gara.
Photo LiveMedia/Lisa Guglielmi Florence, Italy, August 18, 2022, UEFA Conference League football match ACF Fiorentina vs FC Twente Image shows: Pietro Terracciano (ACF Fiorentina) LiveMedia – World Copyright
“Terracciano!!! Cosa ha preso Terracciano?!” questo il grido da brividi in telecronaca di Massimo Marianella. Una parata che ricorda tanto quella di Dino Zoff in Italia-Brasile ai Mondiali del 1982, tutt’oggi negli occhi di chi ha vissuto quell’impresa tutta italiana.
Una parata straordinaria, o se preferite, da manuale del calcio, una di quelle che dovrebbe essere mostrata nelle scuole, magari su un maxi schermo, a rallentatore, un mix di reattività, tecnica ma anche personalità quella messa in luce ieri nella cornice del “difficile” De Grolsch Veste dall’estremo difensore campano, tra bottigliette d’acqua, bicchieri di birra e… petardi lanciati.
Ma a Firenze, ieri, Terracciano, quell’uomo dalla grande umiltà, ma sempre pronto tra i pali ha, fatto rumore… eccome se l’ha fatto… al fischio finale di Petrescu i tifosi viola sono esplosi di gioia ed il merito, in gran parte, è di colui che indossa la maglia numero 1 a difesa di un’intera città.
La scorsa stagione, Pietro Terracciano, 32 anni, ha strappato il posto da titolare a Bartlomiej Dragowski, 32 le partite giocate in maglia viola, media di 1.3 gol subiti a partita. Su 3 rigori avuti contro, una parata. Media del 58% di parate a partita. In ben 9 occasioni l’estremo difensore gigliato è riuscito a mantenere la porta inviolata.
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