Dice il saggio: “il calcio è fatto di episodi”, e l’episodio del gol di Barrow (ed il precedente fallo su Martinez Quarta) hanno deciso Bologna-Fiorentina. Anzi lo ha deciso Orsato che, sfoggiando il proprio ego smisurato, ha deciso di non rivedere al VAR un’evidente gomitata di Kasius sull’argentino. Una gomitata alla testa, tra l’altro. Da lì il cross per l’attaccante gambiano (Terracciano resta a metà del guado) che costringe i viola all’ennesimo pomeriggio grigio di questa parte di stagione. Lungi da noi cercare alibi e giustificare così una prova a dir poco incolore della squadra di Italiano, ma la volontà precisa, scientifica, dell’arbitro di Schio di non interpellare il VAR è semplicemente vergognosa. E ci dice (una volta di più) che è assolutamente indispensabile togliere ogni minima discrezionalità all’arbitro, altrimenti il calcio, per quanto possibile, cadrà sempre più nel ridicolo.
Detto questo non possiamo (e non vogliamo) tralasciare la prova deludente (eufemismo) offerta da tutta la squadra viola. Lo ha detto lo stesso Italiano: “su quel cross di Venuti (giunto a metà ripresa ndr.) non c’è stata la giusta voglia d’intervenire”. Come dire, io non vado in mezzo all’area a prendere le gomitate, ci vada qualcun altro. Ed è questa la prima voce proveniente dal Dall’Ara di Bologna. La seconda, addirittura precedente, è di Gollini che, forse per cancellare la delusione di un’altra panchina, in settimana aveva criticato la mancanza di cattiveria… degli attaccanti. Piccolo inciso: se qualcuno ha giocato a calcio anche un solo minuto sa che certe dichiarazioni lasciano strascichi velenosi all’interno dello spogliatoio.
Passiamo alle facce: quella di Commisso in tribuna, che non ha esultato neppure al gol di Quarta. Quella dello stesso difensore, incredulo di fronte alla cecità chirurgica di Orsato. Quella di Dodo’, sofferente, che dovrà star fuori un tempo non meglio definito. Quella di Jovic, Cabral, Ikonè, tutti calciatori che avrebbero dovuto rappresentare un valore aggiunto e che invece sono le facce dell’indolenza, dello smarrimento, e chissà (come sostiene Italiano) della poca voglia di lottare. Infine un’ultima voce: quella dei tifosi.
Appare chiaro come, nell’ambiente viola, ci sia qualcosa che non funziona: “la squadra si è seduta” ha detto Prade’. Ecco, questa è l’ultima cosa che il tifoso si vuol sentire dire, perché ci sono vari modi di perdere, di fallire una partita, una stagione, ma ciò che non è consentito è la mancanza di impegno, unito allo scarso amore per la maglia. Tutto, ma quello no. Chi deve capire, capisca. E chi deve intervenire, intervenga.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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