Senatore della sua Nazionale e da quest’anno anche capitano del Torino, Ricardo Rodriguez sta vivendo alla soglia dei trent’anni il miglior momento della sua carriera. Lo svizzero, che nel match di Nations League vinto lunedì dai suoi contro la Repubblica Ceca ha tagliato il traguardo delle 100 presenze con la maglia elvetica, ha rilasciato un’intervista al quotidiano 20 Minuten: “Mi piace molto fare il difensore centrale. Nella posizione di sinistra nella difesa a tre, mi considero tra i primi tre in Italia. Ma questo non significa che ho problemi a fare il terzino sinistro“. L’ex Milan ha cambiato nettamente ritmo dall’arrivo di Ivan Juric sulla panchina del Torino, diventando un titolare inamovibile al fianco di Bremer, fino a guadagnarsi addirittura la fascia da capitano persa dall’ammutinato Lukic: “È una nuova sfida che mi fa bene e di cui forse ho bisogno. Non sono mai stato un giocatore che parla molto. Ora devo essere più comunicativo. Rappresento gli interessi della squadra all’allenatore o do consigli ai giovani“.
A due settimane dal derby della Mole contro i rivali della Juventus, Rodriguez sottolinea la netta prevalenza di tifosi granata in città: “Nel mondo è più tifata la Juve, ma la città è del Toro. Torino è molto appassionata e i tifosi si aspettano che tu indossi la maglia con orgoglio. Puoi sentirlo ad ogni angolo. E’ un club di assoluta tradizione e attualmente di buon livello, paragonabile all’Atalanta o alla Fiorentina” – ha continuato l’ex Wolfsburg – “Un tempo la nazionale italiana era composta quasi interamente da giocatori del Torino“. Il legame dello svizzero con la città e con la squadra granata, però, non è sempre stato così solido: “Un anno fa volevo lasciare Torino. Nella seconda parte della stagione, prima degli Europei, l’allenatore dell’epoca non mi considerava, come avevo immaginato. Poi è arrivato Ivan Juric. Abbiamo avuto discussioni lunghe e intense. Sono rimasto e ora sono titolare e capitano“. Non manca, infine, un pensiero al futuro e ai sogni nel cassetto: “L’ho detto più volte: giocare in Spagna è il mio sogno. Amo il calcio lì. Forse questo diventerà realtà. A 30 anni sono nel pieno dell’età calcistica e voglio giocare il più a lungo possibile. Ora stiamo anche lanciando la Rodriguez Academy e decine di ragazzi si sono già iscritti. Sarebbe sicuramente qualcosa per il futuro: restituire qualcosa alla Svizzera e anche ai bambini meno privilegiati“.
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