Prendiamo spunto dalle dichiarazioni di Luciano Spalletti nella conferenza stampa precedente a Napoli-Torino: “la questione tra titolari e riserve è solo per rompere i c……i all’allenatore”, ipse dixit. Per poi aggiungere: “perché si gioca di più e perchè ci sono cinque sostituzioni”. Tutto vero, tutto giusto. Questo, però, senza far conto della sensibilità dei calciatori. A prescindere dal valore tecnico del quale parleremo dopo.
Secondo voi, è uguale se un calciatore parte dal primo minuto oppure dalla panchina? E’ uguale, o meno, figurare nella foto scattata prima della partita? E’ uguale totalizzare tante presenze e pochi minuti? Che tradotto vuol dire: parti riserva, giochi uno spezzone e figuri come se fossi partito dall’inizio? E’ uguale, nella distinta consegnata in tribuna, figurare tra le riserve invece che tra i titolari? E’ uguale, nell’immaginario collettivo del tifoso, far parte dell’undici iniziale invece che quello finale? E’ vero, rispetto a tanti anni fa è più uguale, è meno diverso: complici, soprattutto, le cinque sostituzioni. Ma non è del tutto uguale, assolutamente no, ed il calciatore ne risente, ne soffre, fino a deprimersi, fino a demotivarsi. Questo sul piano mentale.
Poi c’è quello tecnico, e quì veniamo alla Fiorentina. Alla Fiorentina sconfitta a Bergamo. E’ uguale se gioca Venuti e non Dodò? E’ uguale se gioca Mandragora e non Amrabat? E’ uguale se gioca Ikonè e non Gonzalez? E’ uguale se gioca Saponara e non Sottil? E’ uguale, nonostante le buone prove di Quarta ed Igor, se non gioca Milenkovic? Stiamo parlando di titolari (Dodò, Milenkovic, Amrabat, Gonzales, Sottil) e di riserve (Venuti, Mandragora, Ikonè, Saponara). Al netto di quello che sostiene Spalletti: che sia solo una rottura di c……i per l’allenatore. No caro Spalletti, non è così.
Come sostiene un tuo più titolato collega (Allegri): nel calcio come nella vita ci sono le ca-te-go-rie! Ci sono titolari e riserve! Tornando (e finendo) con la Fiorentina, che partita sarebbe stata con i sopracitati titolari al posto delle riserve? A loro, tra l’altro, va aggiunto uno Jovic visto per la prima volta pericoloso sotto porta, diverso da un Kouamè volenteroso ma al contrario fumoso, inconcludente. La Fiorentina di Italiano ha 9 punti in 8 partite, che nell’era dei tre punti a partita è poco, molto poco. Però, se pensiamo alla catastrofe di Istanbul, o di Udine, o di Bologna, oggi abbiamo visto compattezza, grinta, spirito di sacrificio, abbiamo visto una squadra che non si è disunita e ha lottato fino alla fine. Ha perso per un episodio, per una giocata del loro miglior giocatore. Del loro miglior titolare. Proprio come quelli che nella Fiorentina sedevano in panchina al posto delle riserve. Che erano in campo. Vorrà dire qualcosa?
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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