Italiano e Commisso, orgoglio oppure incompetenza? La Fiorentina gioca al contrario, e la classifica comincia a far paura…
Cantava Vasco Rossi: “ma c’è qualcosa che ti frega, si chiama orgoglio quello che ti frega”. Per poi aggiungere: “corri e fottitene dell’orgoglio, ne ha rovinati più lui del petrolio”. Ecco, il dubbio riguardo a Vincenzo Italiano ed a Rocco Commisso è soprattutto uno: entrambi sono più orgogliosi o più incompetenti? Questo alla luce dell’ennesimo rovescio e di una classifica che comincia a far paura. Ci chiediamo inoltre: questa ostinazione a non riconoscere e risolvere i problemi, è per non ammettere i propri errori, oppure è una ferma e rigida convinzione nelle proprie idee? Che però, lasciatecelo dire, in presenza di risultati così fallimentari sfocia in un’eccessiva ed immotivata considerazione di se stessi.
Iniziamo da Italiano: quando abbiamo visto il cambio di Kouamè con Saponara abbiamo (ahilui, ma anche ahinoi) capito molte cose. Innanzitutto che l’allenatore siciliano conosce un solo tipo di gioco, sospetto che avevamo già ma che fino ad oggi avevamo rifiutato. E poi che il sopracitato orgoglio gli impedisce di porre rimedio, magari cambiando modulo e schieramento in campo. Cosa che da giorni gli viene chiesto da stampa ed opinione pubblica. Fa uscire sullo 0-2 una punta esterna che può giocare anche centrale (tra l’altro fino a quel momento il migliore in campo), per inserire un simpatico signore (Saponara) oramai sul viale del tramonto. Per di più non mette Cabral che, in crisi finché vuoi, ma è pur sempre una prima punta che avrebbe permesso a Jovic di arretrare e cucire il gioco.
Non so se qualcuno se n’è accorto, ma la Fiorentina gioca al contrario: i viola fraseggiano nonostante una mediana lenta e muscolare, tengono palla senza ripartire nonostante calciatori abili negli spazi (Kouamè, Ikonè, Gonzalez, Sottil), crossano alto dalla tre quarti per una punta (Jovic, 182 cm) che non eccelle nel gioco aereo. Non c’entra nulla, è proprio sbagliato il concetto. E se questo era giustificato ad inizio stagione (parlo del ritiro di Moena) perchè la strada vecchia, soprattutto se ti ha portato risultati, si abbandona malvolentieri, non si spiega dopo 14 partite nelle quali hai capito che la squadra dell’anno scorso non esiste più.
Non c’è la punta forte di testa (Vlahovic), non c’è il regista che si inserisce e segna (Torreira), hai diversi elementi in calo di condizione (Bonaventura, Saponara, Mandragora), oltre ad Amrabat, palesemente fuori ruolo, al quale hai dato le chiavi del centrocampo.
E qui veniamo a Rocco Commisso. E’ abbastanza chiaro come lui abbia suggerito (eufemismo) l’utilizzo di Amrabat al posto di Torreira (legittimo per carità, gli investimenti vanno protetti), come abbia imposto la permanenza di Kouamè (e questa l’ha azzeccata), come la sua dirigenza abbia speso tanti soldi (i suoi) ma li abbia spesi male: Cabral, Ikonè, Duncan, Mandragora, dobbiamo continuare? Eppure, a tutt’oggi, non c’è la benchè minima ombra di autocritica: la colpa è dei giornalisti (in primis), delle loro critiche, dei fiorentini che non si offrono di comprare la società. Allora cos’è, solo orgoglio o anche una certa inesperienza (che fa rima con incompetenza) nel gestire una squadra di calcio? Analisi forse dura la nostra, ma dopo due mesi di campionato e cinque partite di Conference, pensiamo di non essere lontani dalla verità. A proposito, Vasco conclude con: “ci fosse anche solo una probabilità, giocala!” Ci rivolgiamo ad Italiano: se un cambio di modulo, di mentalità, di impostazione, avesse anche una sola possibilità di successo… perchè non provare?
Editoriale a cura di Stefano Borgi