Scrive il Corriere dello Sport, il rischio va corso: perché dall’Inter al Milan, dal Napoli al Bologna, dalla Samp alla Salernitana, dalle Alpi sino al Salento, c’è sempre e comunque qualcosa che riconduca a Walter Sabatini. E in questo viaggio narrante, mentre sta per cominciare Roma-Napoli, di là il passato e di qua un fratellino, è complesso starsene distanti da un sentimento vivo. «Ma sarò me stesso, come sempre». Il calcio visto dal divano è tormento esistenziale, una cicatrice dell’anima da soffocare divorando libri non ricordi: però basta buttare virtualmente un pallone nel soggiorno, per cominciare a sentire di nuovo palpitare un uomo che sa di tutto, come se fosse un’Enciclopedia vivente.
L’immagine che Walter Sabatini se ne stia sprofondato in poltrona a guardare calcio in tv è fastidiosa, anche irritante.
«Pensa per me. Sapessi come mi girano. Io sono incazzato sul serio, perché star fuori non mi sembra giusto. Non mi ritrovo nel ruolo di spettatore, non ne sono capace».
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