Nel calcio, come nella vita, ci vuole anche un pò di fortuna. Lo Spezia che resta in 10 ad otto minuti dalla fine, tra l’altro il fallo di Nikolaou su Cabral è lo stesso (non sanzionato) di Di Marco su Bonaventura sette giorni fa, ha certamente favorito la vittoria viola. Basta guardare la prateria a centro area che ha trovato Cabral prima della stoccata decisiva.
Ma già ad Empoli la Fiorentina si era trovata nella stessa situazione (addirittura in 11 contro nove negli stessi otto minuti finali) e non ne aveva approfittato, quindi viva la viola che ha saputo invertire la tendenza. Ma andando oltre crediamo di poter dire, senza tema di smentita, che per la prima volta, l’undici di Italiano abbia finalmente dato l’idea di voler vincere la partita. Almeno in campionato. In coppa, dobbiamo dirlo, già le due partite col Twente ci avevano regalato una Fiorentina simile, pugnace, volitiva, determinata. Una Fiorentina diametralmente diversa da quella (appunto) di Empoli, di Udine, di Bologna e anche di Lecce dove, a dispetto di un discreto secondo tempo, aleggiava l’impressione di essersi accontentati del pareggio. Al Picco no. Al Picco abbiamo fatto minor possesso palla, è vero, ma siamo ripartiti con voglia, ritmo, velocità, fino alla fine.
Accompagnando l’azione con più uomini, senza abbandonare l’unica punta a combattere contro i mulini a vento. E a proposito, qui entra in ballo Italiano. Già l’ingresso di Duncan al posto di Bonaventura (col conseguente spostamento di Mandragora centrale) era un segnale offensivo, con una mediana più tecnica, propositiva. La sublimazione si è avuta pochi minuti dopo quando è entrato Saponara al posto di Bonaventura, ufficializzando il passaggio al 4-2-3-1. La coppia Duncan-Mandragora a fare filtro per i “tre” formati da Ikonè, lo stesso Saponara e Kouamè, chiamati a supportare Jovic centravanti. E la vittoria è arrivata, con i gol degli attaccanti che iniziano a fioccare. Due con l’Inter, due con il Basaksehir, uno con lo Spezia stasera, in tutti questi casi, nel secondo tempo Italiano ha adottato il 4-2-3-1. Una nuova mentalità quindi? Un nuovo modulo? Un nuovo gioco, meno orizzontale e più verticale? L’augurio è questo, anche perché da oggi in avanti è vietato sbagliare… per tutti. Del resto solo gli imbecilli non cambiano idea, e non crediamo che Italiano rientri tra questi.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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