La scorsa stagione, nella sfida di aprile, la Juventus ha saputo mettere in difficoltà gli avversari, impegnati nella lotta scudetto, ma ha perso la partita. Allegri aveva scelto una formazione simile a quella che aveva portato i bianconeri a giocarsi la finale di Champions del 2017. Un 4-2-3-1 con Cuadrado e Morata larghi (con lo spagnolo chiamato a tagli continui verso il centro) e Dybala alle spalle di Vlahovic. L’atteggiamento era quello di alternare il pressing alto alla difesa posizionale, basata su un 4-4-2 con gli esterni che si abbassavano e il fantasista argentino che affiancava l’attaccante serbo.
Difficile pensare a una replica, visto che gli interpreti sono diversi. L’aggressione alta, per esempio, potrebbe essere un rischio. La Juve attuale solitamente sceglie un 3-5-2 con i due attaccanti schierati in verticale. Con Di Maria dietro a Vlahovic, l’argentino, in fase difensiva, sarebbe chiamato a schermare Calhanoglu, il nuovo regista nerazzurro. Facile pensare che si lascerebbe palleggiare senza troppa pressione i tre difensori di Inzaghi, andando poi a chiudere con le mezze ali le classiche avanzate dei “braccetti” nerazzurri. Decisiva, a questo punto, la posizione di Locatelli, il play bianconero, che dovrà essere pronto a scalare su uno tra Barella e Mkhitaryan, a seconda da dove arriva l’azione. Più complicato far intervenire i centrali difensivi, che dovranno già stare attenti alla coppia Dzeko-Lautaro.
L’Inter, dalla partita casalinga contro il Barcellona, sembra più simile alla Lazio di Inzaghi che all’ibrido, della scorsa stagione, tra le giocate memorizzate dell’era Conte e il calcio fluido voluto dal nuovo allenatore. Iniziativa lasciata volentieri agli avversari, attenzione difensiva, cambi di gioco a cercare le folate in velocità sulla fascia di Dumfries e Dimarco e inserimenti costanti di mezze ali particolarmente abili nell’attaccare gli spazi come Barella e Mkhitaryan.
Particolarmente interessanti i duelli sull’esterno tra i laterali nerazzurri e Cuadrado e Kostic, anche se una delle chiavi dell’incontro sarà la capacità degli intermedi di Inzaghi di assorbire gli inserimenti di Fagioli e Rabiot, pronti ad alzarsi fin dall’avvio dell’azione per svuotare la metà campo bianconera. Una sfida, insomma, ricca di mille sfaccettature anche dal punto di vista tattico.
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