Infantino: “Le critiche al Mondiale sono ipocrite, in Qatar tanti progressi. So cosa significa essere discriminato”
Clima molto teso in Qatar, ad ormai poche ore dal via di uno dei Mondiali più controversi della storia. Non si fermano infatti le dure critiche al paese sulla questione dei diritti civili, sui 6.500 lavoratori migranti morti durante la costruzione degli stadi e sulla comunità Lgbtq+, discriminata nel paese. Su questi argomenti si è espresso il presidente della Fifa, Gianni Infantino, che ha aperto il torneo in Qatar con una conferenza stampa alla vigilia della cerimonia d’apertura.
Infantino: “Le critiche al Mondiale sono ipocrite”
Il presidente della Fifa ha dichiarato in merito alle forti critiche al paese: “Oggi mi sento qatarino. Oggi mi sento arabo. Oggi mi sento africano. Oggi mi sento gay. Oggi mi sento disabile. Oggi mi sento un lavoratore migrante”. Non solo, sulle critiche per i 6.500 morti nella costruzione degli stadi ha aggiunto: “Quello che sta accadendo in questo momento è profondamente, ingiusto. Le critiche al Mondiale sono ipocrite. Per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri. Queste lezioni morali sono solo ipocrisia”.
Infantino: “I tifosi possono sopravvivere senza birra”
Poi ancora sul recente scandalo delle birre al Mondiale, con il Qatar e la Fifa che hanno vietato l’introduzione di bevande alcoliche all’interno degli stadi: “Personalmente penso che i tifosi possono sopravvivere senza bere birra per tre ore. In Francia come Spagna o in Scozia”
Infantino: “So cosa significa essere discriminato”
Il presidente ha poi aggiunto di sapere cosa sia la discriminazione, essendone stato vittima: “So cosa significa essere discriminati, essere vittima di bullismo. Da bambino venivo preso di mira perché avevo i capelli rossi e le lentiggini, inoltre ero italiano, quindi immaginate”
Infantino: “Tanti progressi in Qatar”
Infine Infantino ha poi aggiunto che il Qatar ha fatto tanti progressi in questi anni: “Fra le grandi aziende che guadagnano miliardi in Qatar, quante hanno risolto la questione del destino dei lavoratori migranti? Nessuna, perché un cambio di legislazione equivale a minori profitti. Ma noi l’abbiamo fatto. Perché nessuno riconosce questo progresso?”
Fonte: Corriere dello Sport