Nel magico mondo del pallone a volte i sogni dei bambini si trasformano in realtà. E’ il caso di Julian Alvarez, protagonista della vittoria dell’Argentina sulla Croazia, con i due gol che hanno consegnato agli uomini di Scaloni il pass per la finale Mondiale. Nelle ultime ore sui social rimbalza una sua video-intervista risalente al 2011, quando l’attuale attaccante del Manchester City militava nell’Atletico Calchin, la squadra della sua città. Un undicenne Julian rivelava: “Il mio sogno è giocare un Mondiale. Il mio idolo? Messi“. Undici anni dopo l’Araña – il ragno, come è soprannominato fin da piccolo per le sue capacità di segnare in qualsiasi modo, fino a dar l’impressione di avere più di due gambe – è il centravanti titolare della Seleccion e partner ideale di Messi. La Pulga, vero trascinatore dell’Albiceleste alla rassegna in Qatar, che fino a pochi anni fa era un idolo inarrivabile per Alvarez e che ieri gli ha regalato l’assist per la rete del 3-0 che ha messo al tappeto Modric e compagnia. Il racconto del calcio si nutre di storie come quella di Julian, diventato – a 22 anni e 316 giorni – il più giovane autore di una doppietta in una semifinale mondiale dopo O Rei Pelé, che nel 1958 – a 17 anni e 249 giorni – ne fece tre alla malcapitata Francia (5-2). Confronti con leggende del cacio, che per l’ex River Plate non sono ancora finiti.
Durante la telecronaca di Olanda-Argentina, i quarti di finale più pirotecnici del Mondiale, per commentare l’assist di Messi a Molina per il gol dell’1-0, Lele Adani ha ricordato una frase messianica di Maradona: “Ha profetizzato Diego un giorno: apparirà un uomo che prenderà il mio posto“. La citazione era ovviamente riferita a Messi, che a 35 anni sta vivendo uno dei picchi della sua carriera, dal punto di vista fisico e realizzativo. Ma lo stesso Alvarez ha un legame curioso e impressionante con El Diego. Il video in cui a undici anni rivela il suo sogno Mondiale ricorda molto la celebre intervista del piccolo Maradona: “Ho due sogni: il primo è giocare il Mondiale, il secondo è vincerlo“. Stessa location, il campo di calcio in terra della squadra del quartiere, stessa espressione curiosa ed eccitata di chi ha appena finito l’allenamento, stesso l’obiettivo. Sarà lo stesso anche il finale?
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