Torino, Petrachi: “Nel 2018 avevo venduto Belotti al Milan per 58mln e preso Zapata a 18. Ma Cairo bloccò tutto”
“Nell’estate del 2018 non fu fatta un’operazione clamorosa. Avevo venduto Belotti al Milan per 55 milioni più 3 di bonus e bloccato Zapata dalla Sampdoria per 18“. A quattro anni di distanza, Gianluca Petrachi svela un incredibile retroscena di mercato che riguarda il Torino e Andrea Belotti. Il direttore sportivo ex Torino e Roma, nell’estate del 2018 aveva definito il trasferimento del gallo dal Toro al Milan, per 58 milioni complessivi. Contestualmente, in granata sarebbe arrivato Duvàn Zapata, in uscita dalla Sampdoria. “Perché poi non l’abbiamo fatta? Perché il grande capo (Cairo, il presidente del Torino) aveva deciso di non venderlo più. Io avevo già preso Duvàn Zapata a 18 milioni dalla Sampdoria. E il ragazzo mi ha aspettato un mese, poi andò all’Atalanta. E’ stato bravissimo“. Un bel rimpianto per il Torino, che nell’estate del 2022 ha perso il suo capitano a zero, dopo due anni di trattative per il rinnovo di contratto. “Il ragazzo voleva andare al Milan, erano pronti cinque anni di contratto a 3-4 milioni l’anno. Ma i soldi c’entrano solo di sponda…” ha detto Petrachi ieri sera.
Belotti, la verità di Cairo e quella di Petrachi: due racconti ben diversi
I destini di Belotti e Zapata presero strade opposte a quelle che Petrachi aveva tracciato. Il capitano del Torino, reduce da una stagione travagliata con due infortuni al ginocchio e solo dieci reti segnate, sarebbe rimasto in Piemonte per altri quattro anni, mentre Duvàn si accasò subito all’Atalanta, con cui avrebbe segnato 80 reti fra campionato e coppe europee. Un racconto, quello di Petrachi, che si aggiunge a quello di Cairo di qualche settimana fa. In una divertente intervista per La Gazzetta dello Sport con Gli Autogol, il patron alessandrino ha chiarito che nell’estate del 2017, quella successiva all’exploit di Belotti con il Torino (26 gol in campionato), non rifiutò nessun’offerta faraonica: “Il Milan offrì soltanto un prestito con obbligo di riscatto a 7-8 milioni. Non potevo venderlo a quelle cifre, anche perché non avrei avuto i soldi per rimpiazzarlo a dovere“. Dodici mesi dopo, però, stando a Petrachi, l’offerta “irrinunciabile” arrivò eccome.