Scrive Gazzetta, per usare un eufemismo, non è andato proprio tutto secondo programma. Ma del resto, se c’è la passione argentina di mezzo, può darsi che ci si concedano licenze artistiche. Per esempio, in ordine sparso: un’intera autostrada al collasso, camion presi d’assalto, arrampicatori improvvisati sull’Obelisco (altino: 67 metri e mezzo), una Seleccion che viaggia a passo d’uomo e rinuncia a incontri istituzionali e bagni di folla in pieno centro, accontentandosi dell’autostrada. E dell’elicottero.
A Buenos Aires l’Argentina Campione del Mondo è atterrata ieri notte (ore 2.40 locali, in Italia era l’alba). Subito un primo giro in pullman per le strade della capitale che nonostante l’ora tarda erano festanti e piene di calore. Poi il riposo al centro di Ezeiza, sede della Federazione: è facile intuire chi abbia dormito insieme alla Coppa.
La squadra doveva ripartire da Ezeiza alle 12 locali, pronta per la grande festa in piazza e l’arrivo in Plaza de la Republica, nel cuore di Buenos Aires dove troneggia l’imponente Obelisco. Ma la folla non ha mai smesso di radunarsi durante la notte e le prime luci dell’alba, così già in mattinata erano in centinaia di migliaia ad aspettare la Seleccion. Un problema non da poco per l’ordine pubblico: c’è chi ha tentato addirittura l’arrampicata sull’Obelisco (riuscendoci, peraltro) pur di scorgere in lontananza il pullman Albiceleste. Il problema è che la Scaloneta in più di tre ore ha percorso sì e no una decina di chilometri, perché l’autostrada 25 de Mayo è stata letteralmente presa d’assalto. La Federazione ha reso noto che il pullman non sarebbe passato da Plaza de la Republica, poi ha invitato alla calma, ottenendo l’effetto opposto: la folla del centro (nel frattempo salita a oltre 4 milioni di persone) si è spostata fulmineamente verso l’autostrada, paralizzandola. Il percorso si è congestionato e sono stati presi d’assalto pure i camion per osservare a che punto fosse il pullman.
Buenos Aires è tornata capitale del calcio e della locura. Sui social in tanti hanno scherzato: “Siamo più di 4 milioni in autostrada, invadiamo l’Uruguay!”. Tanti gli omaggi anche a Maradona: sugli striscioni, se non c’era Leo, appariva il faccione di Diego. Oppure si vedevano insieme, come in un sogno. Nessuna traccia invece della Casa Rosada, a cui la Seleccion ha detto no: nessun coinvolgimento politico per Messi e compagni.
Chi li aspettava alla sede del Presidente della Repubblica si è dovuto accontentare del maxischermo. Dopo quasi quattro ore di fermo totale si è ripartiti piano: prima si imboccava la General Paz, poi giù per l’arteria della città, l’Avenida Larrazabal. La folla ha seguito il percorso del pullman, ha sperato in un arrivo dei Muchachos fino all’Obelisco. Ma niente da fare: alle 16 locali il presidente dell’Afa Tapia ha reso noto che il pullman non sarebbe arrivato fino all’Obelisco: “La sicurezza ci ha detto no, non possiamo proseguire fino al centro. Chiedo scusa a nome dei Campioni del Mondo”. Da lì la decisione di proseguire in elicottero. Sul tetto del Mondo, in tutti i sensi.
È tragica invece la notizia che arriva da Bahia Blanca: un tifoso di 22 anni è morto a seguito di un incidente avvenuto nella città di Bahia Blanca, a 400 km da Buenos Aires. Il ragazzo guidava una motocicletta con la bandiera argentina al collo e proprio dal simbolo della sua nazionale è stato tradito: la bandiera si è impigliata nella ruota e l’ha strangolato. Lo sfortunato uomo caduto dalla moto è morto sul colpo.
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