Premesso che nella vita non si può avere tutto, e che il calcio è una metafora della vita, sugli allenatori di calcio esistono due scuole di pensiero: la prima dice che il bravo allenatore è quello che prepara bene le partite (salvo poi non saperle cambiare in corsa), la seconda sostiene che un allenatore è bravo se sa cambiare in corsa le partite (sottintendendo che, se ha bisogno di cambiarle, non le ha preparate bene in partenza). Ecco, fino ad oggi Vincenzo Italiano ha fatto parte della prima categoria: partite ben preparate, tatticamente ineccepibili, che però alla prima difficoltà (vedi la scarsa prestazione di un giocatore, una decisione arbitrale contraria, una contromossa dell’allenatore avversario) risulta incapace di porvi rimedio, chessò… sbagliando i cambi o tardando ad effettuare gli stessi.
È successo col Monza pochi giorni fa, è successo altre volte nella scorsa stagione. Col Sassuolo è accaduto esattamente il contrario: partita preparata male, approccio mentale sbagliato, calciatori stanchi e fuori forma. Per poi rimediare brillantemente (e tempestivamente) nell’intervallo col cambio di Cabral per Saponara e Bianco per Castrovilli. Dulcis in fondo l’ingresso di Nico Gonzalez che deciderà la partita all’89’. A questo punto la domanda sorge spontanea: Italiano è bravo? Previdente? O solo fortunato e incompetente? Oppure di tutto un po’? Difficile a dirsi. Di certo la Fiorentina di oggi è sembrata stanca, poco reattiva, salvata dai due giocatori di maggior classe: Saponara e Nico Gonzalez. Ed in questo caso non ci sono tatticismi che tengano: la qualità mista alla fantasia pesano. Eccome se pesano. Ed in un calcio appiattito e stereotipato, il piede e l’intelligenza dell’ex-Empoli, la classe e la freddezza dell’Argentino neo-campione del mondo, hanno fatto la differenza. In attesa del miglior Sottil, sperando di essere ancora in tempo per recuperare il terreno perduto.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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