Scrive Sportmediaset, siamo soltanto all’inizio. E’ questo, nei fatti, il pensiero più in voga in casa Juventus, dove i 15 punti di penalizzazione inflitti per la questione plusvalenze è, nemmeno troppo segretamente, considerato solo il primo scivolone all’interno di un percorso che sarà lungo e decisamente pericoloso. Sono infatti 5 gli appuntamenti da segnarsi in rosso sull’agenda: il ricorso al Collegio di Garanzia contro il -15 inflitto dalla Corte Federale d’Appello, l’udienza del Gup di Torino per l’indagine “Prisma” con l’eventuale rinvio a giudizio di alcuni dirigenti, tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli (27 marzo), il potenziale processo sulle “plusvalenze opache” con le cosiddette “consorelle”, la decisione della Uefa e, soprattutto, lo spinosissimo caso della “manovra stipendi”.
E’ in particolare quest’ultimo punto a far tremare la Juventus. Non solo perché porterebbe a un’altra penalizzazione in classifica (se in questo campionato o nel prossimo sarebbe da capire e dipende dai tempi della giustizia, ndr), ma anche, se non soprattutto, perché la sanzione pecuniaria, “da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto”, potrebbe mettere economicamente in ginocchio il club torinese.
La Procura Federale ha infatti altri due dossier aperti che fanno in qualche modo capo all’inchiesta Prisma, l’indagine condotta dalla procura di Torino. Quindici faldoni, migliaia di pagine di intercettazioni e interrogatori, che possono condurre appunto a nuove sanzioni. La “manovra stipendi”, vale a dire le operazioni con i calciatori con cui la Juventus, nelle stagioni 2019/20 e poi 2020/21, ha posticipato una parte dei pagamenti dovuti ai suoi calciatori, facendo firmare loro prima una rinuncia e poi degli accordi per restituire, se non tutti i soldi, almeno un’ampia parte, riguarda, solo per la prima parte, una novantina di milioni di stipendi, di cui 61 soltanto posticipati. La seconda invece, discussa ad personam, ha raccolto solo 17 adesioni. Il punto, però, non sono gli accordi tra il club e i suoi giocatori, quando la mancata comunicazione alla Federazione.
Gli accordi scritti su carte non federali e non depositati violerebbero infatti, se riconosciuti tali, l’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva e possono portare a penalizzazioni e a pesanti multe per la società. Ecco cosa dice l’articolo in questione: “La società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto”.
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