Quando abbiamo visto il quarto gol della Fiorentina, secondo personale di Cabral, ci sono venute in mente due esclamazioni, diversissime tra di loro, ma che ci riportano ad un periodo nel quale frasi popolari e tormentoni pubblicitari la facevano da padrone. La prima: “Troppa grazia sant’Antonio”. Chi non l’ha mai detta? Oppure pensata? Viene pronunciata quando ottieni qualcosa che supera abbondantemente le tue aspettative. E soprattutto chi non l’ha detta stasera, noi che da mesi aspettavamo l’esplosione di un centravanti, ed in colpo solo ce ne ritroviamo addirittura due. La seconda: “E tutto ad un tratto… il coro” avrebbe detto la pubblicità (1974), anticipando il nome di un noto dentifricio. Noi trasliamo il tutto alla serata portoghese e diciamo: e tutto ad un tratto… il centravanti. Aggiungendo, anzi due.
Jovic e Cabral, Cabral e Jovic, meglio il serbo oppure il brasiliano? E perché Italiano non li prova insieme? No aspetta, meglio il falso nove: Kouame’ o Nico Gonzales? Certo però, ne avremmo due veri, perché non rendono? Chi li ha comprati? Che li abbiamo presi a fare? Ecco, almeno per una sera tutti i dubbi vengono fugati: la Fiorentina ha due ottimi centravanti, autori in quel di Braga di una doppietta a testa (non ce ne voglia Jovic, ma la prima rete di Cabral è un capolavoro). Dov’è il problema? In un colpo solo, grazie al centravanti, sono state rivalutate tante cose: Biraghi ed i suoi cross, Mandragora e la sua lentezza, Bonaventura e la sua seconda giovinezza, Saponara che dura un’ora, ma in quell’ora… che giocatore. Potenza del centravanti, potenza della vittoria, potenza di una difesa (incredibile dictu) inviolata per la quinta volta in stagione.
Però, c’è un però. Parliamoci chiaro: la Fiorentina di coppa gioca in un modo, quella di campionato in un altro. Due squadre ben distinte, che viaggiano su due rette parallele. Per meglio dire: quando c’è visibilità, attenzione mediatica e riflettori puntati (leggi contro le grandi squadre) la Fiorentina gioca in un modo: attenta, concentrata, motivata, da vera squadra. Quando non c’è niente di tutto questo, per esempio con l’Empoli (non una a caso, il prossimo avversario dei viola in campionato), la Fiorentina gioca in un altro: distratta, indolente, demotivata. E allora ci chiediamo: perché dobbiamo scegliere? Perché dobbiamo per forza rinunciare ad una? Non possiamo avere la miglior Fiorentina sempre, in tutti i luoghi, in tutti i laghi? Quindi, nelle coppe (Italia e Conference) diamo appuntamento alla solita Fiorentina (certi di rivederla), in campionato pretendiamo una nuova Fiorentina. Il quart’ultimo posto (oggi occupato dal Verona) è a soli sette punti, con ancora 16 partite da giocare. Squadra avvisata…
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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