Sapevamo quello che era uscito, cioè il risparmio e la riduzione tout court degli stipendi. Quando abbiamo letto gli atti di questo fascicolo delle chat e delle scritture, ci siamo sorpresi e arrabbiati”, quanto emerge da Paolo Piccatti (ex presidente del collegio sindacale Juve) nell’interrogatorio di metà novembre sull’inchiesta Prisma e la ‘manovra stipendi’. Parole a cui si appoggia Guido Vaciago – nel fondo dedicato su Tuttosport – per spiegare che “i termini della manovra stipendi ritenuti ignoti siano piuttosto lontano dal vero”.
Già il 28 marzo 2020 sul quotidiano torinese si leggeva: “Se invece si dovesse tornare in campo, i giocatori riceveranno i soldi…ma non immediatamente, bensì più avanti. Tra questa ipotesi e quella del taglio a prescindere di un mese e mezzo, ne è stata individuata un’altra: la rinuncia da parte delle squadra a due mesi dei prossimi quattro (da marzo a giugno) se la Serie A dovesse essere sospesa definitivamente; o a un mese su quattro se invece si dovesse riuscire a portare a termine il campionato”. Proprio quanto accaduto, così come per gli accordi individuali tra giocatori e club, noti “prima di qualsiasi indagine. Il quadro della manovra stipendi era chiaro”. Le eventuali responsabilità della Juventus e dei suoi dirigenti verranno accertate dai vari tribunali, “ma per scoprire certi dettagli non servivano le chat di squadra”.
Fonte: TMW
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