Dal momento del suo arrivo (per 480 mila euro dal Lione dove giocava nella squadra B, ndr) Pierre Kalulu è stato una continua sorpresa per il Milan e oggi, dopo essere stato uno dei volti dello scudetto del Diavolo, è una delle facce della speranza di qualificazione ai quarti di Champions dei rossoneri, che se a Londra l’8 marzo non subiranno nessun gol elimineranno il Tottenham di Antonio Conte e torneranno tra le prime otto d’Europa dopo oltre un decennio: “Sarà difficile in casa del Tottenham, ma è un torneo che appartiene all’identità del Milan” ha dichiarato a La Repubblica il difensore francese dimostrando grande fiducia nei mezzi della squadra, reduce da quattro clean sheet consecutivi.
Il nuovo assetto con la difesa a tre ha ridato solidità e certezze ai rossoneri, ma Kalulu avverte: “20 minuti di Champions sono più intensi di una partita di Serie A”. Una battuta che porta ad un commento sul nostro campionato: “Dipende da chi affronti, però è vero che in Italia gli allenatori fanno più attenzione alla fase difensiva. In Francia si difende più in blocco, qui più individualmente, uno contro uno, il che a volte è più un rischio. Però partite contro Napoli e Inter sono sempre le più europee”.
Nel corso della lunga intervista il francese tocca diversi argomenti, dal possibile arrivo a Milano di Kylian Mbappè (“E chi non lo vorrebbe?”) alle differenze con le squadre di Premier League (“Ti senti allo stesso livello ma il ritmo deve essere più alto, è tutto più veloce, cambia il tempo effettivo e sul campo lo senti”), ma è interessante soprattutto il racconto del suo sbarco nel mondo Milan: “Ero in seconda squadra al Lione, Maldini e Massara in videochiamata mi dissero cose entusiastiche sul mio modo di giocare: poteva dirmele solo chi mi aveva osservato a lungo. Questo mi ha lusingato. Per quanto facessi finta di niente, era molto bello: mi dissero che il Milan mi avrebbe aspettato 2 mesi, 6 mesi, 1 anno, 1 anno e mezzo”.
Una corte serrata che ha dato i suoi frutti nonostante qualcuno abbia provato a trattenerlo a Lione… “Mi ha videochiamato Tony Parker dagli Usa: pensavo di avere le allucinazioni, tre quarti d’ora di colloquio. Lui mi dice: conosco il tuo talento, la scelta è tua. Avere il suo numero in agenda non è da tutti”.
Infine una battuta sulla questione del nuovo stadio: “A Lione si è passati dal vecchio Gerland a uno stadio futuristico. San Siro è diverso, ma se il club decide di abbandonarlo, vuol dire che ne abbiamo bisogno. Se ce ne sarà uno nuovo spero di vederlo prima di lasciare Milano”.
Fonte: SportMediaset
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