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CF: il trasloco obbligato per il restyling del Franchi alla Fiorentina può costare 30mln

Una scelta obbligata che mette in difficoltà la Fiorentina ed i suoi tifosi

Scrive Calcio e Finanza, una scelta obbligata che mette in difficoltà soltanto la Fiorentina e i suoi tifosi. Continua a far discutere la necessità, per i viola, di dover trovare una nuova casa in cui disputare le partite nei due anni in cui il Franchi sarà inagibile per i lavori di ristrutturazione (finanziati con 200 milioni di euro pubblici derivanti dal PNRR). Le parole del sindaco di Firenze Dario Nardella nei giorni scorsi hanno portato alla luce il tema, con il paradosso che a pagare le spese del trasloco saranno di fatto solo il club viola e i suoi tifosi.

D’altronde, in Italia si tratta di un unicum o quasi: sia l’Atalanta che l’Udinese, giusto per restare alle ultime due squadre che hanno ristrutturato il proprio impianto in Italia con interventi importanti, hanno sempre disputato le gare casalinghe durante i lavori (i bergamaschi hanno scelto Reggio Emilia e Milano solo per le competizione europee). Non solo, perché la Fiorentina si trova in una posizione scomoda nello scegliere il proprio impianto temporaneo: in Italia gli stadi con standard UEFA sono limitati e il più vicino è Modena, ovverosia a 154 km e quasi due ore di distanza da Firenze. Senza considerare che l’attuale capienza del Braglia, casa dei modenesi, è pari a circa la metà del Franchi: basti pensare che nella stagione 2022/23 in Serie A la Fiorentina porta allo stadio oltre 32mila tifosi a partita, circa 10mila oltre la capienza del Braglia. Anche se c’è chi spinge molto sul fronte Empoli, al momento soprattutto da parte della politica vecchia e nuova di Firenze e dell’area toscana.

Sarebbe quindi un danno ovviamente a livello di ricavi da biglietteria, hospitality e food&beverage, ma anche di diritti tv. La Lega Serie A infatti distribuisce una quota pari al 12% ai club sulla base degli spettatori paganti negli ultimi tre campionati: per la Fiorentina si parla, in base ai dati attuali, di entrate per circa 9 milioni di euro annui dai diritti tv legate ai numeri fatti segnare a livello di biglietteria. Lasciare Firenze potrebbe voler dire ridurre le presenze intorno anche ai 10mila spettatori, che significherebbe di fatto piazzarsi nelle ultime posizioni nella graduatoria delle presenze: un danno che porterebbe i mancati incassi, oltre a quelli da biglietteria, intorno ai 12/15 milioni di euro a stagione. In sostanza, la Fiorentina rischia di perdere 30 milioni complessivi per l’obbligo, da parte del Comune di Firenze, di lasciare il Franchi. Sempre che alla fine siano davvero solo due anni, considerando le possibilità di ritardi e ricorsi. Una colpa dell’amministrazione comunale, considerando che non sono state prese in considerazioni alternative al trasloco, come poteva essere l’ipotesi di una struttura temporanea in stile Cagliari o come dovrebbe fare il Bologna.

In questo quadro, però, non va dimenticato il paradosso tutto italiano della situazione. Si parla infatti di un investimento di soldi pubblici per oltre 200 milioni che obbligherà la Fiorentina ad avere anche meno risorse da investire sul mercato, quando in realtà fin dall’inizio c’era chi come il patron viola Rocco Commisso aveva proposto di investire 250 milioni anche solo sulla ristrutturazione del Franchi. Proposte respinte al mittente, come quelle legate all’ipotesi del nuovo stadio. La stessa società toscana aveva già pensato, nel suo progetto iniziale, di poter continuare a giocare al Franchi anche durante i lavori. Ma la conclusione è stata diversa: opzioni tutte respinte, alla fine l’impianto verrà rifatto coi soldi pubblici, con conseguenze sul breve periodo per la Fiorentina e i suoi tifosi. Tanto che, nonostante la recente visita a New York, il rapporto tra il sindaco di Firenze Dario Nardella e Rocco Commisso appare tutt’altro che idilliaco proprio per questa vicenda stadio.

Il problema d’altronde non è solo il presente legato alla scelta dello stadio temporaneo, ma anche legato al futuro, perché sono tante le risposte che il Comune non ha ancora dato sul nuovo Franchi, dalle cifre legate al nuovo affitto alla gestione dell’impianto nei giorni extrapartita, fino alla questione degli spazi commerciali, il tutto nonostante il business plan già consegnato dal club viola.

Un tema delicato, che non tocca solo Firenze: è uno spaccato dell’Italia intera. Basti pensare al fatto che sia a Bologna che a Milano la situazione potrebbe essere simile in termini di spostamenti delle squadre durante i lavori. Ma è un tema che diventa fondamentale anche in chiave futura, vista la necessità in un contesto non facile (con dubbi sul prossimo triennio di ricavi da diritti tv aspettando l’asta) anche di mantenere legati i tifosi, che rappresentano il core business delle società.

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