Scrive Corriere.it, «So di essere scomoda perché rivendico il diritto di scegliere chi va in video in base al merito e di privilegiare chi è bravo favorendo il ricambio: siamo troppo vecchi, a RaiSport». Parole di Alessandra De Stefano al Corriere della Sera poco dopo aver assunto (era l’autunno 2021) la direzione di Rai Sport , la testata giornalistica sportiva della tv pubblica.
Prima donna a rivestire quel ruolo (14ª nella storia), De Stefano si è dimessa oggi, 27 marzo, con un gesto non comune in una struttura dove nei ruoli di vertice si attende sempre di essere promossi/rimossi ad altro incarico per conservare carica e salario. Al suo posto ad interim il vicedirettore Marco Franzelli.
Dei tredici suoi predecessori, De Stefano (che in Rai, dove venne assunta nel 1992, è stata redattrice, inviata, autrice, cronista, vicedirettore, senza mai poter essere associata a correnti o fazioni politiche) è stata sicuramente la più innovativa e per questo una delle più divisive.
La prima a sdoganare una «bordocampista» donna nelle partite della Nazionale, la prima a pretendere meno sudditanza rispetto ai tecnici intervistati negli spogliatoi («In Premier League gli allenatori discutono più serenamente. Contano le domande, certo: inutile chiedere al tecnico perché abbiamo perso, meglio capire da lui perché siamo arrivati a giocarci la qualificazione all’ultima gara. Se rappresenti il Paese, però, devi essere disponibile anche nei momenti difficili»), la prima a decidere senza farsi troppi problemi promozioni ma sopratutto rimozioni importanti nella Tgs.
La rimozione più nota, quella che le ha provocato attacchi feroci da parte dell’interessata, è quella di Paola Ferrari dalla conduzione dei dopopartita degli azzurri. Polemiche anche per il ridimensionamento di Franco Bragagna, prima voce dell’atletica e di tanto altro, a cui è stato affiancato Luca Di Bella: al commentatore bolzanino la direttrice contestava il fatto di sovrastare ogni voce tecnica al suo fianco.
Nette anche le scelte nel popolarissimo e da lei amatissimo ciclismo in cui De Stefano ha promosso la conduzione a più voci e i (pochi) cronisti in grado di parlare decentemente almeno l’inglese in mixed zone. Impossibile, in questo caso, rimproverare qualcosa a lei che è a suo agio con francese, inglese e spagnolo.
De Stefano ha creato scompiglio in redazione con ingaggi irrituali come quello di Lia Capizzi (opinionista esterna) nel ruolo di editorialista alla Domenica Sportiva o la creazione di un programma come Il Circolo degli Anelli che andò benissimo durante i Giochi di Tokyo, molto meno nella versione invernale. Sono stati proprio gli ascolti non brillanti di una Domenica Sportiva da lei rivoluzionata (più storie, meno chiacchiere da dopo partita) e del vecchio 90° Minuto a venirle rinfacciati come fallimenti: difficile però ottenere di più da trasmissioni programmate in orari scomodi e con poche immagini disponibili per via dei diritti tv.
Tra le cose meno appariscenti ma meglio riuscite, la messa in efficienza della programmazione su RaiPlay e un ridisegno grafico e contenutistico del palinsesto di RaiSport che è tornata, ad esempio, a trasmettere la grande atletica dal vivo. A chi le chiedeva cosa si aspettasse dai suoi giornalisti, De Stefano rispondeva di volere «fame di notizie e voglia di lavorare scomodamente, perché la comodità è una trappola per un cronista. Vorrei che fossero corretti ma decisi, che non si facciano spaventare dall’aggressività di poteri forti o uffici stampa: se sei preparato e lavori seriamente la tua autorevolezza ti porterà sempre ad essere un interlocutore privilegiato dagli atleti».
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