“Il mister ha un altro anno di contratto. Siamo tranquilli: importante sarà finire bene questi due mesi, come dice sempre il mister, parallelamente sarà altrettanto importante programmare bene il futuro. Come ha detto il presidente Cairo, il futuro dovrà essere insieme a mister Juric“. Non ha dubbi Davide Vagnati, direttore dell’area tecnica del Torino, intervistato dalla Gazzetta dello Sport oggi in edicola: è il tecnico croato il profilo giusto con cui programmare il Toro che verrà. In tre anni, dall’arriva di Vagnati all’ombra della Mole, tanto è stato fatto per migliorare il club, a partire dallo svecchiamento della rosa: “L’aspetto più importante riguarda il parco giocatori. Quando sono arrivato, nel mezzo del campionato 2019-2020, avevamo una rosa che, pur avendo raggiunto una qualificazione europea, era alla fine di un ciclo e bisognava cambiare. In poche sessioni di mercato, nonostante il Covid, siamo riusciti a rivoluzionarla. I pochi rimasti, come Milinkovic e Buongiorno, sono diventati due giocatori importanti per il Toro. È stato un lavoro enorme, non semplice ma fondamentale. Nel 2020 l’età media era verso i 30 anni, oggi siamo la seconda rosa più giovane della A. Questo è un patrimonio del club, è un valore oggettivo“.
“Abbiamo rifatto i campi al Filadelfia e allo stadio. Abbiamo potenziato il Fila: oggi abbiamo un ristorante, una sala per il pilates, il recupero degli infortunati e la crioterapia, c’è stato un salto di qualità dell’area sanitaria con l’introduzione di macchinari all’avanguardia. C’è stato un potenziamento generale del club grazie all’impulso e alle risorse investite dal presidente Cairo” ha proseguito Vagnati. “Abbiamo cambiato il modo di essere: significa vedere il centro sportivo in un modo diverso, avvicinare le giovanili alla prima squadra con i ragazzi della Primavera che si allenano con Juric. Abbiamo cambiato globalmente la mentalità per alzare il livello del club, e si vede nella gestione della prima squadra: dagli standard elevati dei luoghi scelti per i ritiri alla ricerca di amichevoli di un certo calibro. Dobbiamo fare ancora tanto, ma la via è giusta“.
Il direttore ha parlato anche del colpo Schuurs, prelevato in estate dall’Ajax: “Di Perr siamo tutti felici. Quando sono stato a pranzo con lui e la famiglia ad Amsterdam ho capito che sarebbe stato perfetto per il Toro. Perché ha una mentalità e una cultura del lavoro eccezionali. È giusto ricordare che Schuurs è stato un investimento di un certo tipo: il nostro presidente ha garantito la forza economica per chiudere questa operazione“.
Capitolo rinnovi. Il più vicino sembra quello del portiere: “Sì, siamo in dirittura d’arrivo per Milinkovic. Scommessa vinta? Il mio ruolo è prendermi responsabilità. Ho creduto sulle sue qualità, perché ho visto in lui un potenziale sul piano della leadership che oggi ricopre. Il resto lo hanno fatto il mister e il preparatore dei portieri Di Sarno. Vanja può ancora crescere: ha 26 anni, per un portiere è giovane“. Ma in ponte ci sono tante altre situazioni da risolvere, compresi i riscatti: “Credo molto sulla continuità dello zoccolo duro. Stiamo lavorando per prolungare alcuni contratti prossimi alla scadenza. Mancano 11 partite, nelle quali il giudizio può cambiare perché le prestazioni orientano le decisioni. Però il valore oggettivo dei giocatori ormai lo conosciamo. Ma abbiamo tempo“. In ultimo una battuta sull’ultimo arrivato Gravillon: “Sono felice del suo inserimento, perché è stato un acquisto fatto l’ultimo giorno di gennaio appena era emerso l’infortunio di Zima. Grazie al lavoro dello scout, eravamo pronti a sostituire un titolare. Gravillon ha dimostrato di avere le caratteristiche da Toro“.
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