Le favole più belle iniziano sempre così, in un giorno “qualunque”, che d’improvviso, si trasforma in fondamenta di storia. Una bellissima love story dal sapore infinito, quella tra la Roma e Totti. Trent’anni fa l’inizio di una leggenda, il giorno in cui l’Italia scoprì il suo infinito “10”.
La Roma è in pieno controllo del match, è sul 2-0, mancano pochi minuti al termine di una partita che in apparenza non ha più nulla da dire, si aspettano solo i tre fischi dell’arbitro. In panchina quel giorno c’è seduto un giovanissimo primavera che dicono promettere bene per quanto già mostrato, un talento cristallino. Boskov, l’allora mister giallorosso, decide di fare una sorpresa, richiama l’attenzione di un ragazzino appena 16enne, si chiama Francesco Totti. Un nome che, quel giorno, non dice nulla, ma 25 stagioni dopo farà piangere accorato il popolo della sua Roma, per il ritiro. Da quel 28 marzo una pazzesca escalation, la preziosa maglia numero 10 e la fascia di capitano.
“Sul momento non realizzo che Boskov ce l’ha con me – racconta Totti nella sua autobiografia “Speravo de morì prima” – penso che si sia rivolto a Muzzi, seduto accanto, e lo richiamo. Roberto mi guardò con aria divertita e mi rispose: “Dice a te, muoviti”. A me? Il cuore mi balza in gola. Scatto in piedi, comincio a sfilarmi i pantaloni della tuta ma, per fare più in fretta, non tolgo le scarpe, cosa che porta a un impaccio vergognoso, devo sedere a terra per farli passare faticosamente dai piedi, insomma un casino. Boskov a un certo punto è spazientito da tanta goffaggine, e mi fulmina: ‘Cosa c’è Totti, non ti va di debuttare?’.
Esordisce così quello che sarà l’eterno capitano e numero 10 della Roma, all’87’ di una partita praticamente finita, solo 3 minuti, tre brevissimi minuti nei quali Totti dovrà dimostrare tutto il suo carattere. Semplice, no?!
“Faccio in tempo a toccare un pallone – ricorda il Pupone -, lo porto alla bandierina per guadagnare secondi preziosi. Poi l’arbitro Boggi fischia la fine, e confusamente mi rendo conto di aver giocato in serie A”.
Quel giorno, quel ragazzino, realizzò il suo primo grande sogno. Esordire in Serie A con la maglia della sua Roma, con la lupa sul petto, anzi, cucita sul cuore. Perché potranno passare 15/20/30 anni, potrai non averlo mai visto giocare dal vivo, ma se sei un tifoso giallorosso non puoi non conoscere questa bellissima pagina d’amore sportivo.
Ma la numero 10 quel 28 maggio 2017, non é stata ritirata, perché è una maglia che ogni piccolo tifoso, un giorno, sogna di indossare, sulle tracce di quell’indiscutibile idolo dai piedi fatati.
Oggi, sulla panchina della Roma siede José Mourinho, e con lui, ci sono altri giovani che desiderano ripercorre le orme dell’ “Ottavo Re di Roma”. Lo Special One in questa stagione sta regalando un sogno a diversi ragazzini, Zalewski, Bove ed anche Volpato. Impossibile fare paragoni, ma per loro, la favola, è appena iniziata.
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