Le pagelle di Benfica-Inter: Lukaku zittisce tutti, Barella hombre del partido. Grazie Joao Mario
INTER (a cura di Patrick Iannarelli)
Onana 7 – In qualche modo salva su Rafa Silva nel primo tempo, si inventa anche un gioco di prestigio per impostare da dietro. Per il resto del match non corre troppi pericoli, in uscita blocca qualsiasi cosa. L’errore di Salerno viene cancellato con due uscite in presa alta e un mezzo miracolo nel recupero su Goncalo Ramos.
Darmian 6,5 – Grimaldo lo maltratta, lo punta più volte, ma gioca una partita simile a quella di Porto: respinge gli assalti, non si tira mai indietro.
Acerbi 7 – Il Benfica ha la brutta abitudine di arrivare costantemente dalle sue parti, ma guida la difesa con personalità ed esperienza. In un’occasione prova a dare la sveglia con una fucilata dalla distanza.
Bastoni 7,5 – Finalmente. Forse anche lui ha ritrovato quella spensieratezza di giocare a calcio: lancio lungo sul secondo palo e gol di Barella. Il secondo cross, quello per Dumfries, è ancora meglio.
Dumfries 7,5 – Gli errori tecnici vengono spazzati via con 5/6 giocate decisive: prima salva sulla linea, poi sfiora due volte il gol. Su quell’azione trova la giocata che porta al calcio di rigore.
Barella 8 – Mai visto così calmo, mai visto così in forma. Non spreca nemmeno un’energia mentale a protestare e sbracciare, si vede sul campo: il suo gol apre all’Inter un’autostrada.
Brozovic 6,5 – Più concreto rispetto alle ultime uscite, più concentrato e sul pezzo dopo un periodo negativo. Ha alzato il ritmo, l’Inter ha cambiato passo.
Mkhitaryan 6,5 – Sbaglia un gol su assist di Correa, pasticcia in un altro paio di occasioni: conta però il risultato, si sacrifica davvero tanto in una gara in cui serviva più la sostanza che la forma.
Dimarco 5,5 – La fotografia della sua serata è tutta sulla discussione a distanza con Dzeko: affonda spesso, ma i palloni che recapita alle due punte sono parecchio imprecisi. Dal 62’ Gosens 6 – Meglio dell’esterno azzurro, ma compie un paio di sbavature evitabili.
Lautaro 5 – Un paio di movimenti di prima intenzione non possono salvare una partita storta: i numeri sono impietosi, forse è quello che si prende meno colpe. Ma gira male, a tratti malissimo. Dal 62’ Correa 6,5 – I primi due palloni? Due errori. Poi alza i giri del motore e fa vedere quella classe che spesso ha tenuto nascosta.
Dzeko 5 – Il gioco dalle sue parti subisce frenate brusche, rallenta come in un auto in un centro abitato. Sbaglia tecnicamente, non dà ragione a Inzaghi. Dal 62’ Lukaku 7 – Big Rom, quel rigore pesa come un macigno. Gioca con tranquillità e spensieratezza, segna un gol che ne vale quattro.
Simone Inzaghi 8 – Meriterebbe un 9, per la nona meraviglia in Champions. Quando sente la musica si trasforma, non sbaglia quasi mai nella gara secca o nel doppio confronto. Ora deve tenere insieme una squadra che almeno per una sera ha ritrovato l’entusiasmo giusto.
BENFICA (a cura di Luca Chiarini)
Vlachodimos 6,5 – Nel primo tempo le sue consegne si limitano alle uscite alte: non il piatto forte della casa, ma in questo caso se la cava senza patemi. Il colpo di testa di Barella lo coglie in controtempo, risposta sicura al blitz nella ripresa di Mkhitaryan. Si supera nel finale su Dumfries, ma il fallo di mano di Joao Mario vanifica lo sforzo.
Gilberto 5 – Raziona le percusioni offensive: gli occorrono addirittura i rinforzi per trovare adeguate contromisure agli affondi sul suo lato di Dimarco. Il vantaggio nerazzurro ha origine da un break pregiatissimo di Bastoni sul suo lato.
Antonio Silva 5,5 – È il nuovo prodotto di punta della fornitissima fucina di talenti delle ‘Aquile’. La carta d’identità recita però 2003, e in qualche caso si vede: tackle ruvido su Lautaro che gli costa un giallo meritato, di lì a poco atterra nuovamente il Toro. Peccati di gioventù, che reitera anche nella ripresa.
Morato 6 – Di anni, rispetto ad Antonio Silva, ne ha due in più. Fisico imponente, letture chirurgiche nel primo tempo: fondamentale il rammendo sul filtrante di Lautaro, che avrebbe altrimenti innescato la corsa in campo aperto di Dzeko.
Grimaldo 5,5 – Cartolina per i pochi scettici rimasti sulle qualità di questo ragazzo. È vero che dietro concede, ma là davanti è un trottolino che fa dannare chiunque. Chiedere a Dumfries o Darmian. Sul gol di Barella ha però colpe non trascurabili: il sardo gli sfila alle spalle, e timbra.
Chiquinho 5,5 – L’etichetta gliel’hanno affibbiata già da tempo: erede di Enzo Fernandez. La scorza evidentemente è coriacea, perché anziché risentirne alimenta il proprio serbatoio di personalità. Che peraltro affianca quello di qualità: nel primo tempo cucina due avversari con una giocata nello stretto di una finezza rara. Peccato però che nel secondo esca dai radar: serata double face.
Florentino 6 – Chiquinho è il cervello, lui i muscoli. La prestazione è solida, senza fronzoli. E senza acuti. Dal 66′ Neres 5,5 – Un paio di guizzi, ma non incide
Joao Mario 5 – Se la cartolina di Grimaldo è per gli scettici, la sua è per gli ex tifosi. Dosa i preziosismi senza eccedere, e in fase di non possesso dà una bella mano a Gilberto. Come per Grimaldo, però, la sua serata si chiude con una beffa: fallo di mano plateale sul cross di Dumfries che provoca il rigore che chiude il match.
Rafa Silva 6,5 – In quel corridoio è micidiale: cuce gioco, viene a prendere palla e poi ti svernicia con la rapidità nello stretto. La prima occasione è sua: destro sulla respinta maldestra di Dimarco e Onana provvidenziale. Dopo l’intervallo, come il resto della banda, cala di qualche tacca. Ma resta uno dei più pericolosi.
Aursnes 5,5 – Del terzetto sulla trequarti è quello leggermente più contratto. Non che si isoli dalla manovra, ma non riesce ad essere ficcante, se non in rade occasioni.
Gonçalo Ramos 5 – È una delle stelle di questa squadra, ma il terzetto interista è la sua kryptonite: se si esclude il mezzo contatto con Bastoni nell’area interista, non è mai protagonista.
Roger Schmidt 5 – È probabilmente il momento più delicato della sua stagione. Paga le assenze in difesa e un generale senso di appannamento. La gestione dei cambi, però, lascia perplessi: una sola sostituzione, che non incide.
Fonte: TMW
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