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Calciopoli, Moggi: “Berlusconi mi disse che ero intercettato, ma non c’era niente di penale”

Dopo 17 anni Report torna a parlare di Calciopoli. Lo fa partendo dalla chiavetta Usb che l’ex direttore generale Luciano Moggi ha consegnato e che conterrebbe tutte le intercettazioni non entrate nel processo. Intercettazioni di cui un po’ tutti, a quanto pare, erano al corrente, se è vero che Moggi — così racconta — era stato avvisato da Silvio Berlusconi («Guarda che sei intercettato, ma non c’è niente di penale»), e se il politico Pd Nicola Latorre aveva preannunciato all’ex designatore Paolo Bergamo (indagato all’epoca con l’altro designatore Pierluigi Pairetto) che «stava cadendo la prima Repubblica del calcio». Ci sarebbe stato un accordo, da parte della proprietà della Juventus, di cambiare Moggi e Antonio Giraudo ai vertici del club, e, sempre secondo Bergamo, era stato siglato un «patto industriale» tra Luca di Montezemolo e la Pirelli di Tronchetti Provera. Che non è affatto chiaro però in cosa consistesse e che ripercussioni abbia avuto sull’inchiesta.

Calciopoli e le schede svizzere

Berlusconi in realtà si sbagliava, perché alla procura di Napoli qualcosa di rilevante sul piano penale, com’è noto, lo trovarono tanto da aprire un’inchiesta. L’impianto accusatorio che ha sostenuto le sentenze dei primi due gradi di giudizio poggiava sostanzialmente su un passaggio chiave: le sim svizzere date in dotazione ai membri dell’associazione (e a molti arbitri, definiti dal p.g.«di famiglia») servivano a dare tutte le disposizioni utili a ottenere certi risultati. Questo impianto sostanzialmente ha retto fino alla fine: a parte un paio di capi di imputazione di frode sportiva di cui anche Moggi è stato sgravato, l’ex direttore generale della Juventus si è visto negare il proscioglimento nel merito in relazione all’associazione a delinquere aggravata (per cui in Appello era stato condannato a 2 anni e 4 mesi), per la quale nel frattempo era però sopraggiunta la prescrizione.

Al proposito delle schede svizzere, Bergamo a Report ammette: «Me l’ha data Moggi, mi ha detto “quando parliamo di arbitri magari usiamo questa perché possiamo essere intercettati anche noi. Ma ho fatto 2-3 telefonate, poi ho detto, io non ce la faccio a usarla, e l’ha usata mia moglie. Era anomalo? Sì, era anomalo».

Fonte: Corriere della Sera.

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Niccolò Bigazzi

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