Andrea Fortunato, finché il campo non finisce. 28 anni fa la scomparsa dell’instancabile terzino

Andrea Fortunato era un ragazzo che giocava terzino sinistro. Un ruolo da turbodiesel. Uno che con la maglia numero tre deve andare, palla al piede, dall’altra parte del mondo, superando ogni ostacolo, finché il campo finisce Fortunato era uno di quelli che ci arrivava spesso, sulla linea di fondo, con la forza della sua gioventù e la bandiera dei suoi lunghi capelli al vento.

Con queste parole datate 26 aprile 1995, Gabriele Romagnoli ricordava il forte terzino sinistro della Juventus venuto a mancare il giorno prima, a soli 23 anni, a causa di una leucemia linfoide acuta.

Andrea Fortunato era nato a Salerno il 26 luglio del 1971 da una famiglia benestante della borghesia salernitana. Diplomato in ragioneria (i genitori volevano che avesse un’istruzione come alternativa al calcio), il giovane ragazzo campano non tardò ad affermarsi nel mondo del calcio.

Utilizzato inizialmente come centrocampista laterale sinistro nelle giovanili del Como, il giovane Andrea venne poi spostato indietro di qualche metro dal suo allenatore del tempo, Rustignoli, che ebbe l’intuizione di collocarlo nella pozione che lo fece diventare uno dei migliori terzini sinistri della sua epoca sia in Italia che in Europa.

Nonostante la giovane età, l’ascesa del forte fluidificante fu rapida. Il Como lo fece esordire in Serie B nel 1989-1990, facendogli poi fare le ossa in C1 la stagione successiva. Le ottime prestazioni offerte in maglia comasca attirarono su di lui le attenzioni del Genoa di Aldo Spinelli che lo portò in Serie A per la bellezza di 4 miliardi di lire.

L’approdo in massima serie non fu tuttavia positivo. Relegato a sostituto del più esperto BrancoFortunato giocò poche partite con la maglia del Grifone finché un litigio con l’allenatore in seconda, Sergio Maddè, non costrinse l’allenatore, Osvaldo Bagnoli, a spedirlo in prestito al Pisa, in Serie B.

Andrea Fortunato, l’approdo al Pisa, il ritorno al Genoa e la Juventus

In ToscanaFortunato ritrovò pace e serenità. Coi nerazzurri giocò 25 partite complessive e grazie alle sue prestazioni contribuì al raggiungimento dell’ottavo posto in classifica dei pisani.

Terminato il prestito, Fortunato tornò quindi al Genoa dove il nuovo allenatore, Bruno Giorgi gli affidò subito la titolarità sulla fascia sinistra. La stagione 1992-1993, seppur difficile per la squadra visti anche i 3 cambi in panchina, segnò la definitiva affermazione di uno terzini sinistri più forti dell’epoca.

In quell’annata, Fortunato giocò 33 partite, segnando 3 gol. Una sua marcatura, realizzata all’ultima giornata contro il Milan, permise al Genoa di pareggiare 2-2 e quindi di conquistare la matematica salvezza.

L’eccellente stagione in maglia rossoblu convinse, conseguentemente, Giovanni Trapattoni a richiederlo per la sua Juventus che pagò il suo cartellino ben 10 miliardi di lire. Il sogno di una vita, per l’allora 22 enne salernitano si era realizzato.

Considerato l’erede diretto di Antonio Cabrini, il giovane ragazzo campano, dopo le iniziali difficoltà, iniziò man mano ad affermarsi nel suo ruolo. Il Trap non lo tolse più dalla fascia sinistra e venne ripagato da prestazioni super che portarono Fortunato a giocare 27 partite condite anche da un gol realizzato alla Lazio nella sconfitta esterna per 3-1 del 12-12-1993.

Le buone prestazioni, il declino e la morte

Le buone prestazioni offerte in maglia bianconera lasciarono, però, ben presto spazio ad un declino fisico evidente. In primavera il rendimento di Fortunato calò drasticamente. I giornali iniziarono a parlare di lui, di quanto fosse irriconoscibile. Lui che, fino a poco prima, sembrava infaticabile.

Anche i tifosi juventini iniziarono a prenderlo di mira accusandolo di fare la bella vita e di essere persona poco seria. L’inizio dell’estate del 1994 segnò l’inizio del calvario per il forte terzino sinistro bianconero.

Riccardo Agricola, medico sociale della Juventus, capì che qualcosa non andava, decise quindi di sottoporre il calciatore ad accertamenti i quali portarono alla luce una leucemia linfoide acuta.

Il 23 enne venne subito sottoposto alle più svariate cure. Il suo club gli era vicino, così come i compagni di squadra Fabrizio Ravanelli e Gianluca Vialli. Nell’autunno del 1994 la situazione sembrava essere migliorata con Fortunato che riprese addirittura ad allenarsi grazie all’ospitalità del Perugia.

Nel febbraio del 1995 partecipò sia alla laurea della sorella che alla trasferta della sua Juventus a Genova contro la Sampdoria. I miglioramenti erano evidenti, poi però un inimmaginabile calo delle difese immunitarie dovuto ad una polmonite, lo stroncò nel tardo pomeriggio del 25 aprile 1995.

Andrea Fortunato aveva 23 anni, era titolare nella Juventus e aveva esordito con l’Italia contro l’Estonia. Un destino beffardo aveva strappato a questo mondo uno dei terzini sinistri più forti dell’epoca. Un destino beffardo aveva messo fine al sogno di un ragazzo che meritava sicuramente di più.

Fonte: Metropolitan Magazine.

Niccolò Bigazzi

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