Editoriali

Centrata la prima finale, la Fiorentina è già a Riad. Però quei 10 minuti del secondo tempo…

Buona la prima finale di Coppa Italia…

Buona la prima. Che avete capito? Buona la prima finale, quella di coppa Italia, non certo la prima partita stagionale visto che i viola sono ad un passo dalle 50 gare, tra coppe e campionato. Buona la prima… in attesa della seconda, per la quale c’è ancora qualche giorno di tempo. Intanto la Fiorentina ha già raggiunto un piccolo traguardo: la partecipazione alla Supercoppa Italiana 2024. Si svolgerà a Riad (Arabia Saudita) nel gennaio prossimo, e secondo la nuova formula vedrà scontrarsi le prime due del campionato e le due finaliste della coppa Italia. Tra le quali, appunto, la Fiorentina. 

Qualcuno ha storto il naso di fronte la prestazione contro la Cremonese. Allora, partiamo dal fatto che queste partite si giocano nell’ottica dei 180 minuti. Che non puoi non considerare il 2-0 dell’andata. Chi glielo faceva fare ai viola di spingere forsennatamente alla ricerca del gol, quando questo compito spettava primariamente alla Cremonese? Col rischio di scoprirsi ed esporsi a rimonte clamorose? Soprattutto dopo le esperienze negative (ed evidentemente formative) con Braga e Lech Poznan? Senza contare possibili infortuni, squalifiche, un inutile  dispendio di energie, fisiche e mentali. Insomma… cui prodest? Ma non finisce qui: qualcun’altro, in base allo 0-0 in oggetto, ha già intonato il “De profundis” in vista dell’Inter di Simone Inzaghi. Dimenticando due cose: che in gara secca tutto può succedere, specialmente in campo neutro (si giocherà a Roma). Secondo: che in campionato le due squadre si sono affrontate, battute a vicenda, e se proprio c’è una squadra che ai punti avrebbe vinto, questa era proprio la Fiorentina. Inutile ricordare il modo col quale i nerazzurri espugnarono il Franchi vincendo al 95′ per 4-3. Quindi, Inter favorita per classifica, fatturato e valori in campo, ma Fiorentina totalmente in corsa per conquistare la settima coppa Italia della sua storia. 

Però, c’è un però: ci sono stati 10 minuti della ripresa nei quali abbiamo rivisto la Fiorentina timorosa e preoccupata scesa in campo contro Braga e Lech Poznan. Una Fiorentina che ha cominciato a sbagliare palloni banali, passaggi elementari, difensori che spazzavano l’area senza una meta, Terracciano che in uscita scomposta su Pikler ha rischiato la beffa. Tutto questo proprio quando la Cremonese ha prodotto il massimo sforzo per riaprire la qualificazione. Nessun pericolo corso, per carità, lo stesso Terracciano ha giocato una partita da senza voto. E poi ci ha pensato uno straripante Dodo’ a riportare su la squadra, arringando folla e compagni. Ma se al posto di Okereke o Desserts ci fossero stati Kukaku e Lautaro Martinez (probabilmente) il discorso sarebbe stato diverso. E dalle semplici preoccupazioni si sarebbe passati, in un Amen, alle paure vere e proprie. È quella sensazione di poca maturità, di scarsa personalità, di poco carattere, mostrata ai primi segnali di difficoltà che non ci fa dormire tranquilli. Per fortuna il 24 maggio, data della finale, ci sarà anche Giacomo Bonaventura, leader in campo, uomo di consumata esperienza e riconosciuto carisma. Oltre ad Amrabat e Martinez Quarta, oggi assenti giustificati sull’altare della diffida. Lo diciamo ai più pessimisti: Fiorentina-Inter è tutta da giocare, con i nerazzurri impegnati tra la seminale di Champions e la conquista di uno dei primi 4 posti in campionato. In più c’è da vendicare la finale col Napoli di 9 anni fa, una ferita per tutti ancora aperta, impossibile da rimarginare. Può bastare? 

Editoriale a cura di Stefano Borgi

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