Personalmente, e non da ora, consideriamo il campionato un allenamento per le coppe. Ok l’ottavo posto (la Juventus, almeno in Europa, sarà penalizzata), un turno in meno di coppa Italia, un’altra qualificazione in Conference League, tutto vero, tutto giusto. Ma il comportamento della Fiorentina a Monza, nel primo tempo contro la Sampdoria, e a Salerno ci dicono che almeno i calciatori sono d’accordo con noi. Un pò meno (forse) Italiano che all’Arechi ha schierato la miglior formazione possibile. Al netto di Amrabat e Bonaventura, quest’ultimo entrato nella ripresa. Una Fiorentina “distratta”, deconcentrata, a maglie larghe, larghissime in difesa e a centrocampo. Biraghi che per due volte non fa scattare il fuorigioco, Quarta e Igor che salgono lasciando a Dia intere praterie, il brasiliano che resta a guardare e si fa asfaltare dallo stesso Dia per il raddoppio granata. Infine Terracciano che, anche lui in forte ritardo, atterra Mazzocchi per il rigore del 3-2. Certo non è solo colpa della difesa: Mandragora è lento, Castrovilli è apatico, nessuno dei due fa filtro. Ed il risultato eccolo qua: sei gol subiti nelle ultime due trasferte ed il campionato, a parte il famoso, salvifico ottavo posto, che passa clamorosamente in secondo piano. Di una cosa siamo certi: che giovedì col Basilea sarà tutta un’altra cosa. Che in finale di Coppa Italia con l’Inter sarà una Fiorentina totalmente diversa. Che nell’eventuale finalissima di Conference League l’attenzione sarà capillare, la concentrazione massimale. Le prove di Braga, Poznan e le due con la Cremonese stanno a dimostrarlo: 10 gol all’attivo, uno al passivo, e tanti saluti alla famigerata distrazione.
A proposito: mutuando un famoso inno politico diciamo… “Meno male che Bonaventura c’è”. Non ce ne vogliano i protagonisti, ma il confronto tra l’ex milanista subentrato e la coppia Mandragora-Castrovilli sostituiti, è stato imbarazzante. Intendiamoci, non stiamo parlando né di Iniesta, né di Modric e neppure di Pizarro, ma l’intelligenza, la tecnica, la visione di gioco di Bonaventura sono sembrati di un altro pianeta. Non esageriamo se l’assist vincente per il 2-2 di Ikonè (fatto col terzo occhio) vale per intero il prezzo del biglietto. Alla fine della fiera sono tre i giocatori indispensabili per questa Fiorentina: Terracciano (perché non ha alternative), Amrabat (perché dà equilibrio e sostanza ad un centrocampo altrimenti anemico), e appunto Bonaventura, che le alternative ce le avrebbe ma non sono alla sua altezza. In coppa, nelle coppe, ci saranno tutti e tre, e questo ci fa dormire sonni più tranquilli.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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