«Ho utilizzato la tecnica che usiamo tutti quando non vogliamo salutare qualcuno: ho camminato guardando fisso il telefono. Mi fingevo occupato, mentre scansavo le persone che mi trovavo davanti. Nessuno mi ha detto che non potevo entrare. Sono entrato negli spogliatoi prima di tutti, i giocatori erano ancora in campo a festeggiare: non c’era nessuno!
Il primo a tornare è stato Lobotka. Era solo in slip, mi ha guardato stranito. Aveva una sciarpa e una bandiera in mano, gliele ho chieste. Ho dovuto allargare la cintura dei pantaloni, in modo da nascondere tutto. Poi sono arrivati Kim, Kvara e tutti gli altri mentre esultavano. Mi hanno abbracciato come se fossi uno di oro.
Ho iniziato a scroccare magliette, pantaloncini. Mi sono sentito un bambino in un parco giochi. Mi sono affacciato anche nello spogliatoio dell’Udinese. Ho chiesto la maglia a Becao ma mi ha detto di lasciarlo stare. Erano tutti tristi. A un certo punto Rrahmani mi ha notato. Mentre festeggiava, ha urlato: ‘Ma chi cazz è chist?’. Quelli della sicurezza mi hanno accompagnato all’uscita con calma. Li ho anche salutati. Ora ho un solo desiderio, incontrare di nuovo Rrahmani per dirgli che sono stato io», queste le parole di Salvatore Balzano intrufolato nello spogliatoio del Napoli, a Radio Marte.
Fonte: Cronache di Spogliatoio
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