Prendiamo a prestito uno degli adagi più celebri del calcio italiano e lo rimoduliamo secondo le nostre esigenze. Quante volte abbiamo detto: “vincere aiuta a vincere”, sottintendendo che la vittoria, oltre ai tre punti/trofeo in bacheca, porta entusiasmo, determinazione e maggior consapevolezza di noi stessi? In sintesi il saper creare quella sana abitudine a competere sempre per il massimo risultato. E gli effetti si vedono nel lungo termine di un campionato e/o di una competizione europea. Ora, sappiamo che a Torino la Fiorentina non ha vinto, ma alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo su un risultato positivo dei viola? Solo tre giorni dopo l’impresa di Basilea, a soli tre giorni dalla finale di Coppa Italia? Con una squadra piena zeppa di seconde linee, che (a detta di Italiano) non avevano mai giocato insieme? E invece, pur senza strabiliare, l’undici gigliato ha risposto presente, lottando su ogni pallone, mostrandosi squadra oltre ogni aspettativa. E, dulcis in fundo, riuscendo a mandare in rete pure Jovic che non segnava in campionato dal 2-1 casalingo contro il Milan (4 marzo 2023). Un pareggio, una non sconfitta insomma, che ci piace credere il giusto viatico per affrontare un Inter finalista di Champions League. E a proposito, proprio l’Inter è uscita sconfitta dall’ultima di campionato (certo, contro il Napoli campione d’Italia, ma pur sempre di sconfitta si tratta) e almeno in questo la Fiorentina gode di un piccolo vantaggio.
Partita poco significativa quella dello stadio “Grande Torino”, eppure per Italiano un paio di indicazioni sono arrivate. Anzi tre, se consideriamo la conferma (ahimè negativa) delle condizioni di Igor, ancora colpevole sul gol degli avversari. Di contro ci è piaciuta la partita di Martinez Quarta, preciso sull’anticipo e duro quanto basta in marcatura. È vero, la partita odierna faceva poco testo e le “distrazioni” dell’argentino sono sempre dietro l’angolo, però dovendo scegliere tra la tecnica e la personalità di Quarta e l’umiltà e la freschezza di Ranieri, fossimo in Italiano ci penseremmo bene.
E ci penseremmo bene anche a lasciar fuori “questo” Mandragora. Niente di personale con Castrovilli, ma un centrocampo a due formato dallo stesso Castro ed Amrabat, lasciato in balia dei vari Brozovic, Barella, Calhanoglu e compagnia bella… sinceramente non ci lascia tranquilli. Il Mandragora visto oggi, invece, è sembrato solido, ordinato ed anche ispirato (vedi la giocata del 47′ che ha innescato il gol di Jovic), in una parola l’elemento più adatto a far coppia con Amrabat in una partita dove quantità e qualità dovranno sposarsi e rendere al meglio.
Alla fine della fiera: 60 Inter 40 Fiorentina, ma l’incognita della partita secca, l’entusiasmo, la fame di vittorie, pendono più dalla parte dei viola. Ed anche quella piacevole abitudine di non perdere… che poi aiuta a vincere.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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