Sarà stato il caldo, sarà stato l’avversario (10 punti avanti in classifica, non poco), sarà stata la partita che (in modo democratico) non interessava a nessuno, sarà stato l’atteggiamento della squadra viola che non dava l’dea di sbattersi più di tanto, ma in pochi (pochissimi) all’84’ di Fiorentina-Roma avrebbero sperato in una rimonta miracolosa. E poi il Torino aveva appena sbancato La Spezia, con l’ottavo posto (ultimo fruibile, in caso di squalifica europea della Juventus, per la prossima Conference League) che si allontanava drasticamente. E invece basta un dettaglio, un’inezia, magari un cambio al momento giusto, e tutto cambia. Entrano Dodo’, Terzic e Kouame’ (purtroppo anche Sottil), con l’ivoriano che spacca la partita: dapprima crossa per il terzo tempo di Mandragora che serve un cioccolatino a Jovic, poi è lui stesso a svettare più in alto di tutti e depositare il pallone della vittoria sul mancino dell’incredulo Ikonè. Finale: Fiorentina-Roma 2-1, ed il discorso europeo si riapre anche in campionato.
Innanzitutto un plauso a questi ragazzi guidati da un allenatore (che noi abbiamo spesso criticato) che ci ha creduto fino alla fine. Anche quando tutto sembrava perduto. Non era facile riprendersi dalla scoppola dell’Olimpico, consumata appena tre giorni prima. E invece, tutti insieme (squadra ed allenatore) ci hanno provato, nonostante la lucidità non fosse quella dei giorni migliori. La volontà però si, quella l’hanno tirata fuori, e la vittoria contro la Roma sembra proprio dire: “noi ci siamo ancora, nonostante tutto. Abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra. Appuntamento a Praga, perché quella è la nostra vera finale”. Tre punti, tra l’altro, interessanti anche per il campionato, oggi che la Fiorentina è ottava, insieme al Torino, in attesa di ciò che faranno Monza e Bologna. Insomma, i viola non mollano l’Europa da qualsiasi parte la si guardi, ed i 90′ finali (Fiorentina di scena a Sassuolo) potranno dire tutto ed il contrario di tutto.
Il finale è dedicato a Luka Jovic. Lasciamo perdere il gol, bello, rapace, decisivo, degno di un centravanti di razza. Non vi sembra che il serbo, contro la Roma, sia stato più presente in campo? Che abbia toccato un insolito numero di palloni, si sia fatto vedere, notare, abbia chiesto palla, abbia concluso verso la porta, insomma… che fosse interessato a ciò che gli succedeva intorno molto più di altre volte? Ora, se questo possa far cambiare idea ad Italiano sulla titolarità per Praga, non lo sappiamo, di certo questo Jovic metterebbe in difficoltà qualsiasi allenatore, anche alla luce della condizione (apparsa pessima) di Cabral. Quello che però siamo certi vedremo è la voglia di vincere, di imporsi, di vendicare l’Olimpico, di ringraziare i 30.000 accorsi nella Capitale, di scrivere la storia, di vincere una coppa. Basterà? Noi crediamo di sì, ma non lo dite a nessuno ..
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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