Ci siamo: dopo 213 partite disputate, questa sera ci sarà l’atto conclusivo: lo stadio “Ataturk” di Istanbul ospiterà la finale di Champions League, giunta alla sua LXVIII edizione, la XXXI da quando non si chiama più “Coppa dei Campioni”. Sarà il polacco Szymon Marciniak, internazionale dal 2011 e considerato il miglior arbitro del Mondo, a dare il fischio di inizio di Manchester City – Inter, l’ultimo atto della manifestazione europea più importante (ed affascinante) di tutte. La sua designazione era stata messa in discussione fino a settimana scorsa, ma la UEFA lo ha confermato arbitro della finale.
Per la seconda volta, la finale si svolgerà in Turchia: la prima si giocò il 25 maggio 2007 e la stessa Istanbul doveva già ospitare la finale della “coppa dalle grandi orecchie” 2019/2020, ma a causa del Covid-19 la partita fu disputata al “Da Luz” di Lisbona.
Istanbul decreterà la nuova squadra Campione d’Europa erede del Real Madrid, eliminato dallo stesso City in semifinale. Dall’altra parte l’Inter, che in semifinale si è sbarazzata facilmente del Milan, sconfitto con tre gol segnati e nessuno subito.
Se per il Manchester City questa è la seconda finale della sua storia (la seconda in tre stagioni), l’Inter disputerà la sua sesta finale, con tre vittorie in bacheca: bis nel 1964-1965 e la vittoria di Madrid del 22 maggio 2010, perdendo però nel 1967 e nel 1972 contro Celtic Glasgow e Ajax,
Il Manchester City, una volta la squadra “operaia” di Manchester, cerca il primo alloro continentale e vuole riportare la coppa in città dopo 15 anni, mentre l’Inter vorrebbe fare lo stesso con Milano, facendola tornare capitale del calcio europeo dai tempi della vittoria del Milan del 23 maggio 2007 contro il Liverpool ad Atene. In caso di vittoria di Gundogan e compagni, Manchester diventerebbe la seconda città europea a vincere la Champions League con due squadre diverse, dopo Milano appunto.
Si diceva del Manchester City “operaio”: 23 anni fa il City giocava in First division (l’allora terza serie inglese) vincendo subito il campionato, guardando con invidia i “cugini” dello United e quell’unico trofeo vinto fino a quel momento, la Coppa delle Coppe 1967/68, unico trofeo internazionale in bacheca ancora oggi, riempirsi ancora di più di polvere.
La vincitrice della finale di questa sera difenderà i “colori” della Uefa nel Mondiale per club che si terrà in Arabia Saudita dal 12 al 22 dicembre prossimi contro le altre squadre vincitrici delle Champions continentali (più la squadra campione nazionale del Paese ospitante). Inoltre chi vincerà questa sera affronterà, presumibilmente intorno a Ferragosto, il Siviglia, vincitore della Europa League, nella finale di Supercoppa UEFA, la manifestazione che apre, di consueto, la nuova stagione calcistica europea.
Manchester City – Inter sarà la quinta finale di Coppa dei Campioni/Champions League tra squadre
inglesi e italiane: Juventus e Milan hanno sconfitto il Liverpool nel 1985 e nel 2007, ma i rossoneri e la Roma hanno perso contro i reds nel 2005 e nel 1984.
La finale di Istanbul sarà la ventottesima con una squadra italiana presente, con un bilancio di 12 vittorie ed un derby. Il City invece è la nona squadra inglese a giocare una finale di Champions e per la ventiduesima volta un English team si giocherà la finale, con all’attivo già tre derby nazionali. La prima squadra italiana a giocare la finale di Coppa dei Campioni è stata la Fiorentina nella stagione 1956/1957, ma nulla poté contro il Real Madrid alla seconda vittoria di cinque consecutive; la prima squadra inglese a giocarsi l’ultimo atto è stata il Manchester United: il 29 maggio 1968 i red devils sconfissero il Benfica a Wembley.
Quest’anno, per la prima volta dopo 29 anni, tre squadre italiane hanno raggiunto la finale delle tre coppe europee: c’è da tornare al 1994 quando tre nostre squadre arrivarono a giocarsi una coppa europea e furono Milan, Inter e Parma ad arrivare in finale di Champions League, Coppa Uefa e Coppa delle Coppe. L’Inter ha la possibilità di “vendicare” le sconfitte di Roma e Fiorentina in Europa League e Conference League.
Qual è stato il percorso delle due finaliste di Istanbul?
I citizens di Pep Guardiola, campioni di Inghilterra in carica, erano stati inseriti nel girone G, chiuso al primo posto davanti a Borussia Dortmund, Siviglia e Copenhagen per poi qualificarsi per la finale turca eliminando in sequenza RB Lipsia, Bayern Monaco e Real Madrid, per un totale di 31 gol segnati e solo cinque incassati; l’Inter è stata inserita nel girone B con Bayern Monaco, Barcellona e Viktoria Pilzen: i ragazzi di Simone Inzaghi hanno chiuso al secondo posto dietro ai bavaresi e nella fase ad eliminazione diretta hanno estromesso in serie Porto, Benfica e Milan, per un totale di 19 gol fatti e nove subiti.
I cannonieri delle due squadre sono Edin Dzelo per l’Inter con quattro reti, mentre Erling Haaland, numero 9 del City, ne ha segnati 12, di cui solo cinque negli ottavi contro il RB Lipsia. L’attaccante norvegese ancora prima di scendere in campo sarà certo della vittoria del titolo di top scorer di questa edizione, anche perché Dzeko per raggiungerlo dovrebbe segnare almeno otto reti: una cosa impossibile, visto che l’unico ad aver segnato più reti in una finale di Coppa dei Campioni/Champions League è stato
Ferenc Puskas quando segnò quattro reti contro l’Eintracht Francoforte nella finale di Hampden Park del 18 maggio 1960.
I due allenatori delle due squadre hanno un rapporto diverso con la Champions: Josep Guardiola l’ha vinta da giocatore con il Barcellona nel 1992 e da allenatore l’ha vinta nel 2009 e nel 2011 quando era alla guida dei blaugrana ed è in cerca del terzo alloro personale, mentre Simone Inzaghi la “coppa dalle grandi orecchie” non l’ha mai vinta né da giocatore né (per ora) da tecnico.
Di primo acchito, si potrebbe dire che i citizens hanno avuto un percorso più ostico dell’Inter e nelle partite ad eliminazione diretta non sono mai stati messi sotto dagli avversari: la prova di forza è stata la semifinale contro il Real Madrid. Ma arrivare in finale non è mai facile per nessuno.
La partita presenterà molti spunti interessanti: da una parte la squadra considerata come la più forte d’Europa (forse del Mondo) che cerca la vittoria per issarsi sul tetto di squadra vinci-tutto e dare un senso a tutti i soldi investiti dalla proprietà che in 15 anni di gestione ha speso oltre due miliardi di euro in cartellini di giocatori: dominante in Inghilterra (sette Premier League, tre Coppe d’Inghilterra, sei Coppe di Lega, tre Charity’s Shield), “brutto anatroccolo” in Europa; dall’altra una squadra underdog che vuole alzare al cielo di Istanbul la coppa più bella di tutte rendendo il proprio allenatore un vere “re di coppe”, in quanto Inzaghi sembra andare meglio nelle coppe che in campionato, dove ha vinto, in sette stagioni, quattro Supercoppe italiane e tre Coppe Italiane. La vittoria della Champions League lo consacrerebbe come un allenatore di valore assoluto.
La finale di questa sera avrà molti spunti e sfide nelle sfide: Ederson contro Onana; il tridente dei sogni Grealish-Haaland-Bernardo Silva contro de Vraj, Bastoni e Acerbi; Gundogan contro Barella; de Bruyne e Rodri contro Çalhanoğlu e Brozovic; Stones-Akanji-Walker-Dias contro Lautaro e Dzeko (o Lukaku all’occorrenza). Per non parlare delle riserve, con un maggiore tasso tecnico per gli inglesi (Julian Alvarez, Mahrez e Foden).
I pronostici sono tutti per il City, ma la palla si sa è rotonda. Sempre.
Articolo a cura di Simone Balocco
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