Roberto Baggio racconta quando Carlo Mazzone lo chiamò per convincerlo ad andare al Brescia, le dichiarazioni dei due protagonisti.
“Ho avuto la fortuna di stare insieme a dei ragazzi veramente molti bravi – ha detto Roberto Baggio -, esperienza piacevolissima, un grande onore lavorare con degli allenatori importanti ed instaurare un grandissimo rapporto. Fra tutti ovviamente c’è quello con Carletto Mazzone”.
“Come è arrivato Baggio a Brescia ho letto sul giornale che la Reggina si interessava a Roberto Baggio – così ha raccontato Carletto Mazzone il colpo Baggio –, lo chiamo e gli dico ma lo vuoi fare più il calciatore te? Vuoi venire a Brescia? Lo sentii ottimista, euforico. Gli dissi ora devo farlo presente al Presidente perché è lui che deve farti il contratto. Mi disse io do una certa disponibilità, gli dissi tra 10 minuti ti richiamo. Andai dal Presidente e gli dissi tutto, lui si infervorì, la signora è stata una mia grande sponsor e dopo 15/20 minuti chiamammo a Baggio e fissammo un incontro, a casa del Presidente. La signora si innamorò di questo calciatore e si fece così il contratto”.
“Non ho mai finto, non lo so fare e non mi è mai interessato – così ha parlato Baggio -. È importante avere lo stesso rispetto, confrontarsi e cercare di compensare i lati positivi delle persone, riunirli per rendersi più forti. Con Mazzone questo è venuto fuori alla grande”
“Roberto Baggio è stato la fortuna del Brescia”, poche parole quelle di Mazzone per esprimere tutta la grandezza di Divin Codino.
“I gruppi sono stati importanti, ho trovato ragazzi e uomini con cui ho creato un bellissimo legame, sono stati quattro anni importanti, non era facile per noi restare in Serie A, tante le difficoltà ma ne siamo usciti alla grande”.
Non è mancato l’intervento di Luca Toni: “Entrò nel secondo tempo eravamo 1-0, gli ho detto se fai gol ti tiro su, solo che qualcuno lo teneva giù, mi sa il fratello che era in campo. Penso sia la persona più umile che io abbia conosciuto, il primo campione che ho conosciuto nel calcio. Per diventare un grande campione prima devi essere un grande uomo. Era quello che si fermava finiti gli allenamenti”.
“Quando stava bene fisicamente era infinito, straordinario – queste le parole di Mazzone –, ogni allenamento faceva una giocata nuova. Gli ho detto dove le tieni? In cucina? In ufficio?”.
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