Scrive Gazzetta, per 21 anni (1997-2018), Gigi Buffon ha difeso la porta dell’Italia, fino a portarla sul tetto del mondo nella notte di Berlino (2006). E’ tornato per “proteggere” la Nazionale e aiutarla a crescere in un altro ruolo, quello di capodelegazione. Come ha riassunto il presidente federale, Gabriele Gravina: “E’ tornato a casa uno dei più importanti monumenti della nostra storia. Da tifoso della Nazionale, provo la soddisfazione di averla affidata alle mani giuste: quelle di Luciano Spalletti e Gigi Buffon”.
Buffon, emozioni?
“Orgoglio e felicità. Orgoglio perché il presidente Gravina e il c.t. Spalletti mi hanno affidato un compito importante. Una chiamata che non era scontata. La felicità di tornare a Coverciano che ho conosciuto per la prima volta da ragazzino, 30 anni fa: 1993. La felicità di poter contribuire alla costruzione di un nuovo futuro azzurro, mettendo il mio mattoncino”.
Prende il posto di Gianluca Vialli, un amico. Che ricordo ha?
“Immenso e bellissimo. Avevamo un rapporto intenso. Anche quando ha smesso di giocare, continuavamo a scambiarci le maglie vecchie… Sarebbe sbagliato cercare di imitarlo. Non ne sarei all’altezza. Ognuno di noi ha la sua storia e le sue esperienze. Cercherò di essere quello sono sempre stato, per dare almeno in parte ciò che ha dato Gianluca”.
Come pensa di aiutare i giovani azzurri?
“Attraverso la storia, per esempio. E’ molto importante conoscere la storia dell’ambiente in cui ti trovi. Io sono cresciuto con l’esempio dei campioni dell’82 e con i racconti di mio padre su Mazzola e Rivera. A Coverciano ho conosciuto una leggenda come Gigi Riva. Posso stimolare lo spirito di appartenenza raccontando ai ragazzi storie azzurre che appassionano”.
Uno occhio ai portieri azzurri?“Ce ne sono 5 o 6 che stanno facendo cose importanti. Donnarumma lo stacco dagli altri: ormai è un portiere consacrato. E’ migliorato anche grazie agli errori che ha pagato sulla sua pelle. Se i tuoi errori li pagano gli altri, impari di meno. Vicario si è imposto e al Tottenham crescerà ancora di più. Provedel probabilmente è stato il migliore nel campionato scorso. Meret ha aiutato il Napoli a vincere lo scudetto. E poi Falcone a Lecce, Di Gregorio a Monza… Carnesecchi sta giocando meno, ma è di prospettiva. Sono tutti portieri super affidabili”.
E’ stato difficile prendere la decisione di smettere?“No. Anche perché l’età per farlo ce l’avevo da tempo… Ho deciso dopo l’infortunio con il Cagliari. Quando ti senti al massino della tua condizione psico-fisica e ti fai male lo stesso, vuol dire che è il momento”.
Zoff sostiene di essere migliorato più di lei. Chi è stato il più forte?“Sono l’ultimo che può rispondere alla domanda. Zoff è il portiere di riferimento della storia italiana. Io sono felice di quello che ho fatto. Tutto qui”.
Chi siamo? I campioni d’Europa in carica o la Nazionale che ha fallito due qualificazioni mondiali?“Una via di mezzo. L’Italia ha vinto l’Europeo con stile e con merito, ma è stata aiutata da 3-4 episodi che hanno reso possibile il trionfo. Al contrario, nelle ultime qualificazioni mondiale, abbiamo avuto delle colpe, ma anche tanta sfortuna, tra rigori sbagliati e altro”.
Spalletti?“Ho la sensazione che l’Italia abbia trovato l’uomo giusto al momento giusto. Ho detto a Luciano che mi ha tolto le parole. In conferenza stampa e nel discorso alla squadra ha detto tutto quello che serviva: valori, principi, prospettive. Non saprei cosa aggiungere. Starò zitto”.
Quanto le è spiaciuto non poter giocare il sesto Mondiale?
“Un cruccio. Avrei fatto una cosa più unica che rara. Ma ho ricevuto così tanto dal calcio che non posso lamentarmi. E poi forse sarei stato a disagio. A me piace condividere le soddisfazioni con la squadra. Stare là in alto da solo, unico ad aver disputato sei Mondiali, mi sarei sentito in imbarazzo. Di sicuro non mi è mancata la partita d’addio. Sono riti tristi. Finita una cosa, a me piacer guardare avanti”.
Bonucci ha terminato la sua carriera azzurra o lo ritroverà a Coverciano?
“Non devo rispondere io. Io dico che da Bonucci dobbiamo imparare una lezione più delle altre: la caparbietà e la professionalità con cui ha sempre inseguito i suoi traguardi. Ora se n’è posto un altro in Germania, anche se magari non sarà felicissimo. Ci siamo sentiti. Gli devo scrivere”.
Di tutte le Nazionali che ha frequentato, a quale vorrebbe assomigliasse quella di Spalletti?
“Ci sono state nazionali più forti di quelle che hanno vinto, più forti di quella del 2006 che però era era solidale, generosa, compatta, ognuno era pronto a sacrificarsi per gli altri. Anche quella del 2012 arrivata in fiale all’Europeo era così, anche quella di Conte del 2016 che non era la più bella, ma emozionava. Vorrei che la nostra Italia avesse quella generosità e quella passione. Dobbiamo rendere orgogliosa la nazione che rappresentiamo”.
Buffon, cosa dice dell’addio di Mancini?“Solo questo: che è stata una scelta inaspettata, alla quale la Federazione ha dato risposte veloci e convincenti”.
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