Scrive Sportmediaset, dentro una vicenda che è già eclatante in sé c’è il dramma umano di un uomo che è poco più di un ragazzo anche se gli anni trascorsi in campo e i tanti soldi guadagnati ce lo fanno immaginare più vecchio di quel che in realtà non sia. Paul Pogba è finito in un vortice che è insieme un incubo e un bivio. L’incubo di una lunga squalifica e il bivio di una carriera che potrebbe finire anzitempo. E d’altronde non aveva ammesso proprio ieri, riferendosi ai problemi fisici avuti, di aver pensato all’addio? Il punto, però, oggi è un altro, perché la Juve, con le dovute cautele, ha lasciato intendere, nello scarno comunicato sul doping del francese, di essere pronta a valutare le vie legali. Il che, in altre parole, vuol dire pensare alla risoluzione contrattuale con Pogba.
In linea strettamente giuridica i bianconeri potrebbero sospendere da subito lo stipendio del Polpo che, ricordiamo, guadagna 10 milioni di euro netti l’anno e li guadagnerebbe, per contratto, fino al 2026. Con ogni probabilità questo non verrà fatto almeno fino all’esito delle controanalisi cui il giocatore si sottoporrà. La linea societaria, non comunicata ufficialmente, sembra dunque quella di stare dalla parte di Pogba fino a quando il caso doping non sarà confermato. Quindi ne verrà analizzata l’origine e verrà decisa una linea difensiva con l’obiettivo, in ogni caso, di cautelarsi. Perché, anche questo è chiaro, la Juventus si è nettamente tirata fuori dalla questione. Insomma, se c’è doping non dipende da alcun farmaco fornito dalla società al giocatore.
L’altro aspetto è l’eventuale durata della squalifica. Nel caso peggiore, vale a dire i 4 anni che sarebbero inflitti a Pogba se fosse confermato il “dolo”, la carriera del giocatore sarebbe a rischio se non addirittura già finita. A 30 anni e con i problemi fisici avuti nelle ultime stagioni (nello scorso campionato il francese ha giocato qualcosa come 150 minuti e spiccioli), pensare di fermarsi per così tanto tempo e poi riprendere sarebbe pura utopia. Ma queste sono decisioni personali e comunque successive al verdetto del Tribunale Antidoping. Ci sarà tempo, magari anche il tempo per dimostrare che l’assunzione – quale che sia stato il modo – di testosterone sia stata del tutto involontaria, casuale, non fraudolenta. Lo vedremo, anche se le nubi all’orizzonte sono fitte e guardare oltre è decisamente complicato.
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