Qualcuno disse: “meglio un giorno da leoni che cento da pecora”. La frase si dice appartenere a Mussolini, e per questo non piacerà a molti. Però, traslando ed invertendo il tutto, la Fiorentina vista contro l’Atalanta ha giocato una mezz’ora (la prima) da pecora, ed i restati 67 minuti (recupero compreso) da leoni. E che leoni. Undici (anzi 16) leoni capaci di vincere una partita nella quale sono andati sotto (nel punteggio ma soprattutto nel gioco), sono stati recuperati, e ciò nonostante sono ripartiti, ruggendo e dominando per tutto il secondo tempo. E allora, perché questa doppia anima da dott. Jeckill e mr. Hide? Diciamo la nostra: perché Italiano ha sbagliato formazione per poi recuperare con i cambi. E perché la Fiorentina non può prescindere dal “giocare” la partita e di conseguenza dalla presenza di Arthur. Eh già perché Italiano, schierando due mediani come Duncan e Mandragora (scelta di per sé già discutibile) ha di fatto rinunciato alle fonte di gioco centrale, delegando gli spunti offensivi agli esterni. Salvo schierare Brekalo e non Sottil, Parisi e non Biraghi. Ed ecco che l’Atalanta, molto più aggressiva dei viola, è andata sul velluto. Fino a che un episodio (il gol di Bonaventura) ha riequilibrato temporaneamente le cose. Stessa musica nella ripresa (immediato il pareggio di Lookman) fino all’ingresso di Arthur e Beltran. Idee, geometrie, piedi buoni, capaci di invertire il trend e restituire fiducia, personalità. Questa è la vera Fiorentina, con l’Atalanta (invero un pò supponente) dominata fino al 97′. Per questo aspettiamo di vedere contemporaneamente la strana coppia Arthur-Maxim Lopez, leggera, leggerissima… tecnica, tecnicissima. Un duo capace di sublimare le teorie di Italiano, sempre proiettate all’attacco, sempre mentalizzate alla conquista dei tre punti.
Il finale è dedicato a M’Bala N’Zola. Ieri è bastato il primo, primissimo stop sbagliato per sentire il brusio dei tifosi. Il secondo ed il terzo hanno provocato i primi fischi, mentre dal quarto in poi si è scatenata una mini contestazione. Ecco… cui prodest? Di certo non al ragazzo, apparso timido, impaurito, impacciato… oltre ogni ragionevole previsione. Di certo non alla squadra che ha bisogno della fisicità dell’angolano, delle sponde dell’angolano, dei gol dell’angolano. Lo sappiamo, a Firenze piacciono le novità, gli enfant prodige, i calciatori tecnici e belli da vedere. In una parola piace il “fenomeno” di turno, che oggi risponde al nome di Lucas Beltran. La gente vuole vedere il “vichingo” argentino, e N’Zola è l’ostacolo che Italiano ha posto tra loro ed il predestinato. Ok, liberissimi di farlo, ma non per questo buttiamo a mare (meglio, in Arno…) un ragazzo che non è Batistuta ma ce la mette tutta, e non secondariamente 11 milioni che, in un modo o nell’altro, dovranno rendere. E poi fruttare. Quindi, confidando nell’intelligenza dei fiorentini, mutuiamo la scritta di una famosa maglietta e diciamo: “Keep calm e sosteniamo N’Zola”.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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