La frase l’abbiamo mutuata da Francesco I di Valois re di Francia, che così scrisse alla madre Luisa di Savoia la sera della disfatta di Pavia. Correva il 1525 (esattamente 498 anni fa) ed il prode Francesco non parlava di gol fatti o presi, bensì di onore, di dignità. Siamo sinceri: analizzando l’andamento di Udinese-Fiorentina, di onore e dignità (da parte dei viola) ben poca, al contrario carattere, combattività, spirito di sacrificio, quellii si. Uniti a scarsa lucidità e (quello che ha sorpreso di più) scarsissima propensione al gioco, come se oggi il diktat fosse giocare al risparmio e puntare sulle giocate dei singoli. Male Biraghi, Maxime Lopez, Mandragora, Brekalo e Kouame, la Fiorentina ha vinto grazie a tre singoli: Terracciano, Martinez Quarta e Jack Bonaventura. Analizziamo le loro prove…
Singolo n°1: Cosa dicevamo di Frey? Che era un portiere-centravanti, che con le sue parate vinceva le partite, che alla fine del campionato portava dagli otto ai dieci punti in classifica. Lungi da noi paragonare Terracciano al francese (fosse solo per i capelli), ma finalmente San Pietro è risultato decisivo, salvando la baracca in più di un’occasione. Erano mesi, da quella magica sera di Enschede, che gli chiedevamo un miracolo, una parata che salvasse il risultato… ed eccoci serviti: l’intervento di piede al 20′ sul tape-in a botta sicura di Thauvin rientra in quella categoria, oltre ad altri certamente meno appariscenti ma altrettanto provvidenziali. Beninteso, Terracciano (a nostro parere) sarà sempre uno splendido secondo, ma in mancanza del primo…
Singolo n°2: Martinez Quarta. Come sono lontani i tempi del calciomercato, e come è lontano il pomeriggio contro il Lecce quando una non-marcatura su Krstovic favori’ il pareggio dei salentini. Sette giorni fa la rinascita contro l’Atalanta, oggi la conferma alla Dacia Arena: due gol da centravanti vero, due inserimenti degni di una mezzala, due conclusioni da attaccante vero, una di testa l’altra di piede. Noi, fossimo Italiano, viste le prove dei vari N’Zola (oggi a dire il vero leggermente meglio) e Beltran ci penseremmo seriamente a dargli la maglia numero nove.
Singolo n°3: Jack Bonaventura. Come direbbero gli inglesi… last but not least, ultimo in ordine cronologico ma non per merito, non per valore. Il solito assist illuminante (e vincente) fatto col terzo occhio del fuoriclasse, un gol da fuori area splendido per freddezza ed esecuzione. Considerando, tra l’altro, che si era al 92′. Lo abbiamo detto altre volte: Jack come la pecora Dolly, da clonare immediatamente., dimentichiamo le 34 primavere (che, ahimè, ci sono) e replichiamolo su scala industriale. A proposito: dopo Genk, per Ranieri, abbiamo invocato Spalletti e la Nazionale, oggi candidiamo il tenero Giacomo, todocampista tutto fare imprescindibile per qualsiasi squadra. Anche quella azzurra.
Editoriale a cura di Stefano Borgi
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