Nico, Kayode e Quarta, tutto il resto è noia. Ed un Cagliari da B. Beltran servito poco e male, c’è da fare…

Editoriale a cura di Stefano Borgi

Non ce ne voglia Rocco Commisso, notoriamente refrattario a critiche e/o commenti non entusiastici, ma la vittoria sul Cagliari va presa con le molle. Quantomeno con tutte le cautele del caso. Perché? Perché i sardi sono ultimi in classifica (e temiamo ci rimarranno a lungo), perché il primo gol viene su un errore del portiere Radunovic, perché il secondo è un’autorete del cagliaritano Dossena. Di contro la Fiorentina è terza in classifica, è alla seconda porta inviolata (clean sheet non ci piace) nelle ultime tre, è il terzo attacco europeo. Oltre ad essere la squadra che ha fatto più punti nell’anno solare 2023. Però, restando al contingente, bene i tre punti (ed i tre gol) ma ci vogliono altri avversari. 

Detto questo non possiamo non sottolineare le prove di Kayode, Nico e Martinez Quarta. Il colored di Sesto Fiorentino sta sbalordendo per corsa, maturità e forza fisica, oltre ad una tecnica notevole per essere “solo” un terzino. Senza contare che è un 2004 e che nasceva poche settimane dopo che la Fiorentina era tornato in serie A. Su Nico Gonzalez rischiamo di dire sempre le stesse cose, ma è giusto ribadirle: l’argentino segna in tutti i modi, svaria in tutto il campo, è totalmente compenetrato (e fresco di rinnovo) nel progetto viola. È un calciatore decisivo, è l’unico esterno che segna, stacca come un centravanti, trascina pubblico e compagni… dobbiamo proseguire? Concludiamo su Quarta: il “chino”, dopo aver scampato la cessione in estate, ha deciso cosa vuol fare da grande, ovvero il miglior difensore del campionato. Ed ha deciso di farlo con la maglia viola addosso. Esiste un Quarta prima del Lecce e dopo il Lecce, l’errore contro i salentini è stato come uno spartiacque e da quel momento è nato un calciatore attento, concentrato, cattivo al punto giusto. Che all’occorrenza si trasforma nel terzo centrocampista, addirittura attacca l’area avversaria e va a concludere. Ne sanno qualcosa Atalanta ed Udinese. Avanti così.

In mezzo a tanta melassa (sempre ricordando la variabile Cagliari) ci mettiamo la prova opaca di Lucas Beltran. Finalmente il ragazzo ha avuto la sua opportunità da titolare (ne serviranno molte altre per emettere un giudizio)  completo) e la sensazione che ci rimane è che sia servito poco e male. Lo abbiamo visto spesso chiamare palla, rasoterra, per poi giocarla, renderla, triangolare con i compagni. E invece arrivavano palloni alti, impossibili per lui di solo 177 centimetri, preda dell’avversario di turno. Nello specifico il possente Dossena, un buon difensore. Non è questo il suo gioco, tanto da farci dire che Beltran non sia un centravanti, comunque non un centravanti su cui appoggiarsi. Beltran lo devi lanciare, innescare, conseguentemente lui deve dettare il passaggio, si deve inserire, deve farsi vedere. Ciò che emerge è che, per il “vichingo”, ci sia tanto da fare, tanto da lavorare, soprattutto a livello tattico e mentale. Lo stesso dicasi per Italiano che deve ancora capire che tipo di attaccante ha tra le mani. Aspettiamo fiduciosi, nel frattempo siamo in zona Champions League… 

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